Ma l’Italia non ha mai davvero fatto i conti col passato.
La Resistenza partigiana ha avuto tantissimi meriti, difeso ideali e pagato un pesante tributo di sangue.
Purtroppo però quegli anni furono anche di atroce guerra civile.
E sotto le bandiere ideologiche si consumarono stragi e omicidi che poco avevano a che fare col cosiddetto diritto di guerra e gli ideali di liberazione.
L’aver riconosciuto solo in ritardo e parzialmente questo lato oscuro della liberazione partigiana non ha mai agevolato la più piena riappacificazione sociale.
E a oltre settant'anni ci troviamo ancora una contrapposizione ideologica tra comunismo e fascismo che oggi non ha più alcun senso.
Penso questo perché, di fatto, il comunismo storico è stato un tradimento del pensiero marxista così come degli ideali di comunione e uguaglianza auspicati dal pensiero socio-filosofico ed economico teorizzato dal comunismo.
Il comunismo storico, cioè l’unico che si è concretamente realizzato nella realtà dei fatti, ha dato vita a dittature crudeli in cui sono più i punti in comune con le dittature fasciste che quelli di differenza.
Il comunismo storico è stato il tradimento di qualsiasi ideale comunista.
Non bastasse, le analisi economiche di Marx si sono rivelate errate: con lo sviluppo industriale il proletariato anziché aumentare il proprio potere, ha perso posizioni non solo nei confronti del capitalismo ma anche dell’emergente ceto medio.
Oggi con la finanza globalizzata, la rivoluzione digitale, l’automatizzazione dei processi produttivi vediamo che il proletariato del terzo millennio perde ancora di più potere.
Il comunismo che non si è mai realizzato, oggi è definitivamente morto.
I regimi che ancora si etichettano di rosso fanno tutto tranne che sviluppare la comunione dei beni e l’uguaglianza sociale.
Al contrario, io ritengo, il fascino malvagio del fascismo è sempre vivo e pericoloso.
A differenza del comunismo, che dove è nato è stato per sanguinosi colpi di Stato e mai in regimi democratici, i regimi fascisti hanno conquistato il potere per lo più nel pieno delle democrazie da cui sono nati.
Ne sono la naturale conseguenza quando il popolo è esasperato e rancoroso verso una politica flaccida che non risponde più alle esigenze della società civile.
Il fascismo si nutre della rabbia del popolo inferocito contro il “disordine” della mala politica, delle ingiustizie sociali, della criminalità, dell’imbarbarimento di Costumi e Valori.
Finché si arriva ad un punto di rottura in cui si è disposti a perdere libertà e diritti pur di veder colpiti i “colpevoli” (qualunque essi siano in effetti e/o nella percezione).
Si invoca un uomo della provvidenza che dica “basta!” e metta tutti in riga.
Da quel momento il passo verso la dittatura diventa breve.
E non c’è dittatura senza violenza, soprusi, abolizione delle regole della democrazia e delle libertà civili.
Questo per me significa fascismo.
Ed è per questo che il fascismo è sempre il pericolo delle democrazie in crisi.
In Italia, succubi ancora della contrapposizione fascismo-comunismo, l’abbiamo poi traslata in destra vs. sinistra.
Non ci siamo evoluti in un partito conservatore e uno progressista, oppure non contrapponiamo il pensiero di chi crede, per esempio, ad una più o meno rigida economia di Stato a quello di chi punta tutto sulla libera imprenditoria privata.
Siamo, invece, tuttora schiavi di bandiere che ci fanno sentire più opposti ad un “nemico” comune che appartenenti ad un gruppo sociale col quale riconoscere forti affinità.
Le manifestazioni antifasciste - avvenute nel febbraio 2017 - nel giorno della memoria delle foibe sono state un fatto gravissimo.
Non solo per gli ignobili episodi di inaccettabile violenza, ma anche e soprattutto perché le vittime delle foibe non sono i morti pianti soltanto da chi è di destra (estrema o meno).
Quei morti devono ricordare a tutti cosa succede nelle guerre. Quelle vittime sono piante da chiunque abiuri la violenza.
Quindi il gesto vigliacco contro l’esponente di FN in Sicilia deve essere condannato senza se e senza forse.
Il pericolo di rigurgiti di fascismo non si combatte con azioni fasciste.
Anzi è proprio il modo per far forza al fascismo.
Per me la violenza è un attributo fascista e non è mai accettabile.
Quand’è che il fascismo si concretizza?
RispondiEliminaQuando la democrazia rappresentativa non è più in grado di governare.
Quando il popolo è esasperato da crisi finanziarie, sperequazioni economiche, forti attriti sociali.
E quando il popolo diventa accecato dalla rabbia che non sa manco bene dove rivolgete, serve un Nemico.
Perché catalizza l’odio e compatta.
E poi serve un uomo della provvidenza che dica “adesso basta! Non c’è più trippa per nessuno, è finita la pacchia, mo so’ cazxi per chiunque sgarra” e simili.
A questo punto se il popolo è disposto a rinunciare a libertà e diritti civili, ci sono i presupposti per un nuovo totalitarismo.
Che prende potere nel pieno rispetto delle regole democratiche. Salvo che poi le sovverte tutte, negandole e diventando, dunque, un fascismo.
La mia analisi non è ideologica. Quindi pro o contro visioni di destra o sinistra. Quindi non mi metto a fare comparazioni su chi abbia fatto più danni nella Storia tra fascismo e comunismo. La mia opinione l’ho sintetizzata in questo post. Ovviamente c’è molto altro ancora da dire.
RispondiEliminaIl fascismo si ripropone sempre. Dall’Europa all’America Latina nutrendosi dei cortocircuiti della democrazia.
RispondiEliminaIl fascismo nasce nella democrazia.
A differenza del comunismo storico che si è sempre affermato solo con colpi di stato sempre militari
tutto succede democraticamente.
RispondiEliminaÈ il popolo che rinuncia alla libertà pur di avere “ORDINE”.
Gli esempi di Mussolini e Hitler sono i più eclatanti.
Il problema poi non è la fine del dittatore, che a parte Franco in Spagna, prima o poi finiscono tutti ammazzati.
RispondiEliminaSono piuttosto tutte le vittime di una dittatura, con il suo epilogo di truce guerra civile.