''Dalla p.a. sempre più attenzione all'ambiente''
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Fino al 2004, racconta quindi il responsabile del consorzio, c'era un'Italia spaccata a metà anche nel recupero delle batterie esauste. "La distribuzione del servizio era piuttosto eterogenea e scompensata tra un centro nord che la faceva da padrone, con una maggiore sensibilità maggiore nei confronti di questa tematica, e un centro sud che invece – spiega - aveva degli interi territori provinciali nei quali sostanzialmente il servizio quasi non esisteva". Per risolvere la situazione, il Cobat ha iniziato a prendere contatti e stipulare accordi con un'amministrazione pubblica che è stata "un partner imprescindibile, una simbiosi inalienabile".
Nonostante ciò, fa notare De Rocchi, "la pubblica amministrazione soffre di una forma di burocrazia che delle volte la ingessa e che non le consente di riuscire ad arrivare a dei risultati che potrebbero essere ottenuti molto più agevolmente nei tempi che spesso sarebbe essenziali per poter giungere agli obiettivi. Ciò rallenta la macchina pubblica, che ne soffre".
De Rocchi fa però notare come il Cobat sia ''un esempio di p.a. che funziona''. Se i progetti ''vengono proposti nella maniera giusta raramente incontrano dall'altra parte un silenzio assoluto o un disinteresse. Soprattutto quando non si chiede di partecipare economicamente''.
"L'obbligatorietà del Cobat va in questa direzione, il legislatore ha capito che questa è la forma migliore per garantire" il lavoro del consorzio. Il governo "lo ha ben compreso è lo ha tutelato. In pratica, la chiave giusta è stata quella del sistema governo che ha decretato come dovesse funzionare questo unico soggetto".
Ufficio stampa Cobat: Hill & Knowlton Gaia
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