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domenica 16 marzo 2014

CRISI, RINUNCE PER 57,8 MLD, ABITI, MOBILI E CIBO SUL PODIO

La spesa per i consumi finali delle famiglie nel 2013 è crollata del 7% dall’inizio della crisi nel 2008 con un taglio di 57,8 miliardi che ha toccato tutti i principali beni ma sul podio delle rinunce salgono nell’ordine vestiario e calzature (-16%) mobili, elettrodomestici e manutenzioni (-12%) e gli alimentari (-8%).

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base sulla spesa per consumi finali delle famiglie a valori concatenati valori dell’Istat con riferimento 2005, in riferimento all’annuncio dei tagli Irpef per aumentare il potere di acquisto e rilanciare i consumi di alcune categorie di cittadini. I beni e servizi che hanno subito minori tagli anche a seguito - sottolinea la Coldiretti - della maggiore rigidità della domanda sono stati l’abitazione, l’acqua, l’elettricità (-1,4%), la sanità (-1,5 %) e l’istruzione e la cultura (-1,2 per cento) che pure hanno sofferto. Gli italiani nei primi anni della crisi - precisa la Coldiretti - hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma una volta toccato il fondo hanno iniziato a tagliare anche sul cibo con un crollo record del 3,1 per cento della spesa alimentare nel 2013 rispetto all’anno precedente.

A differenza di quanto è accaduto per tutti gli altri settori - sottolinea la Coldiretti - in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti, per l’alimentare, che va in tavola tutti i giorni, questo non è possibile, almeno oltre un certo limite, ma si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare.  In particolare si è assistito – continua la Coldiretti - ad un calo nelle quantità di alimenti acquistati, ma soprattutto all’affermarsi dei prodotti low cost a basso prezzo in vendita nei discount che sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 per cento) nel commercio al dettaglio nel 2013.

Dietro questi prodotti - precisa la Coldiretti spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. La stima di un aumento dei consumi alimentari di 2,3 miliardi della Cgia di Mestre a seguito dell’intervento sull’Irpef contribuirebbe ad invertire una tendenza che nel 2013 ha visto crollare gli acquisti alimentari del 4 per cento con le famiglie italiane che hanno tagliato dal pesce fresco (-20 per cento) alla pasta (-9 per cento), dal latte (-8 per cento) all’olio di oliva extravergine (- 6 per cento) dall’ortofrutta (- 3 per cento) alla carne (-2 per cento) mentre aumentano solo le uova (+2 per cento), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi.

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