“Una villa antica
nascosta nella vegetazione del giardino racconta del tempo passato. Rallento il
passo fino a fermarmi e m’incanto ad osservare quel groviglio di vecchie
piante, di alberi dai tronchi contorti di cespugli di specie ormai introvabili,
di resti di aiuole dove i fiori, piantati chissà quanto tempo fa, fioriscono in
una piacevole e totale anarchia. Vi sono piante di glicine, cariche di una
moltitudine di fiori, che si abbarbicano ai terrazzini colonnati, all’interno
di uno dei quali, vi è il portone d’ingresso.” ‒ “Vecchio giardino”
Il poeta, sensibile
alla bellezza e destato in quel tumultuoso impulso chiamato curiosità, si
addentra nel vecchio giardino per arricchire
il suo sguardo di quei colori antichi sciolti dalle catene dell’ordine
umano.
In opposizione alla strada, gravida di persone dal volto
pallido, quel portone appare la salvezza, l’ingresso
nella memoria custodita da alberi e fiori che, senza alcun bisogno di
decretare con un numero il periodo dell’anno, seguitano un’interminabile vita.
Negli occhi del
viandante si prospetta uno scenario di candido equilibrio di esigenze
diverse ed una domanda rimbalza nella mente:
“Chi più raccoglierà
nel cestino i frutti dolci e sugosi, nello scorrere interminabile delle
stagioni?”
Il racconto breve
“Vecchio giardino” apre l’ultima pubblicazione di Giovanna Fracassi intitolata “Nella
clessidra del cuore” edito per Rupe
Mutevole Edizioni. Si presenta chiara la tematica di questo nuovo scrigno
dischiuso: il tempo ed il rapporto dell’uomo con l’inesorabile incedere.
Conosciuta per raccolte poetiche come “Arabesques” (2012), “Opalescenze”
(2013), “La cenere del tempo”
(2014), “Emma, alle porte della
solitudine” (2015), “In esilio da me”
(2016), e la partecipazione in svariate antologie, enciclopedie e riviste nelle
quali sono state inserite altre sue liriche,
Giovanna Fracassi si cimenta nella prosa principiando “Nella clessidra del
cuore” con 14 racconti brevi seguiti da
117 liriche che chiudono l’opera.
È singolare la scelta della prosa dopo sei anni di intimismo
e di ricerca continua nell’Io profondo. L’autrice
si è incamminata in un sentiero che ha mostrato la vita di altri personaggi
che hanno esternato la loro esistenza in nomi come Alfred e sua sorella Ruth,
Sara, Jim e Tom, Adam ed il suo allontanarsi da tutti a bordo di un veliero,
Peter ed Alexandra/Alicia, ed in voci
narranti che hanno celato il proprio appellativo.
“Il diavolo seduto sul letto/ il fuoco nello stomaco/ sulla mensola/ la
Bibbia e l’enciclopedia// il mio silenzio ribelle/ la grata tra me e il mio
cuore/ tra il mio broncio e il tuo sorriso/ la speranza intrecciata.// Vuoi
venire a casa/ bimba mia?// […]” ‒ “Sei anni”
La seconda parte de “Nella clessidra del cuore” si apre con
la lirica “Sei anni”, una sorta di
manifesto poetico che espone l’intento che dal seme spingeva per germogliare. È
vero che talune volte ci si scopre intinti di versi in età adulta ma nella
maggioranza dei casi sin da piccoli si ha la facoltà di udire storie e di
iniziare a raccontarle con parole.
L’infante è immerso
in un mondo di immagini che trasmuta in parole, ed è così che inizia una
ricerca di descrizione perfetta, nel
senso di “finito/concluso”, una rappresentazione che a livello soggettivo
non lascia margini.
Concetto e musicalità
tendono all’armonia ed è una sorta di rifugio dal mondo fisico che si
manifesta in terrore ed in costrizione per regole imposte e talvolta vetuste.
“[…] il pennino
stretto/ fra le dita incerte/ come i primi passi nel mondo/ un velo nero/ fra
me e la felicità.// […] Chi non mi ascolta/ chi non ascolta/ la piccola anima
mia ribelle?// […]” ‒ “Sei anni”
Domande a cui seguono
insistenti risposte che mirano al punto in cui si afferma ciò che si è
capito dell’Io profondo, di quella voce
che simultaneamente tace e pulsa modellando un territorio magmatico nel
quale perdersi è la prassi, non riconoscersi è necessario. L’approdo è l’affermazione, il divenire uno dell’Io del mondo
fisico con l’Io inconscio.
“Lo pretendo/ quello
squarcio nello spazio/ quel posto vuoto/ è mio.// La esigo/ quella pagina
bianca/ da scrivere/ con la penna nera.// C’è il mio pensiero/ appeso/ a
quell’attaccapanni/ nell’ingresso della mia vita.//” ‒ “Affermo”
Giovanna Fracassi, in questo suo nuovo capitolo poetico, dialoga con il ricordo come se fosse
davanti ad uno specchio, si osserva da bambina, si osserva da ragazza con il rossetto acceso ed il rimmel nero, si
osserva da donna che freme davanti allo spettacolo della Natura.
È conscia che la
mutevolezza che ha riscontrato in sé è la stessa di un fiore che da
bocciolo mostra i suoi petali colorati per espandere un profumo inebriante. È
conscia che la ricerca è la conoscenza intima
di ciò che si è nel presente, di ciò che si vuole e di ciò che si ha
facoltà di fare.
“Il rossetto acceso/
denso e lucido/ sulle labbra morbide// il velo impalpabile/ della cipria/ sul
viso// il rimmel nero/ ripassato sulle ciglia/ sguardo scuro// il profumo
dolce/ spruzzato/ sulla pelle accaldata// il trucco/ per essere/ me stessa// e
giocare/ con gli specchi/ tirati a lucido […] Ammicco ora scherzosa/ dal bordo/
del mio tempo andato// tante me/ nello stesso specchio/ si sfogliano// come
pagine di vita/ senza cronologia/ ma con un briciolo di follia.” ‒ “Me”
Written by Alessia Mocci
Info
Facebook Giovanna Fracassi
https://www.facebook.com/giovanna.fracassi
Acquista “Nella clessidra del cuore”
https://www.ibs.it/nella-clessidra-del-cuore-libro-giovanna-fracassi/e/9788865915851?inventoryId=94824590
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2018/07/12/nella-clessidra-del-cuore-di-giovanna-fracassi-uno-scenario-di-candido-equilibrio/
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