Milano, luglio 2018 - Gli investimenti 4.0, secondo l'Ufficio studi Anima, cresceranno a doppia cifra nel 2018 (+10,2%). Le tecnologie alimentari sono tra le voci più rilevanti e nel corso dell'anno guadagneranno nuove quote fino a un incremento del +7,2%. Anche le valvole e la rubinetteria investiranno più del 2017 (+14%) così come la caldareria (+12,2% rispetto al 2017). In misura ridotta, anche le pompe scommettono sulla ripresa del mercato (+10,5% di investimenti nel 2018) e, alla stessa velocità, il comparto del sollevamento e della movimentazione (+10,5% di investimenti nel 2018).
"Le imprese hanno introdotto molte innovazioni digitali, ma abbiamo ancora un grande divario tra un 20% di imprese eccellenti e un 60% potenzialmente pronte a fare il salto di qualità ma ancora in una fase di transizione. Su queste occorre lavorare", afferma Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. "L'impresa cambia se gli imprenditori cambiano, accettando di aprire il capitale, di assumere competenze innovative, di rischiare. A noi questa sfida. Alla politica quella di individuare i meccanismi di accelerazione di questi cambiamenti, per consolidare quanto Impresa 4.0 prevede puntando su un concetto largo di industria: della manifattura, del turismo, delle costruzioni, dei servizi, della cultura, per aziende ad alto valore aggiunto, ad alta produttività e ad alta intensità di investimenti".
"Il Piano Impresa 4.0 ha accelerato gli investimenti che, in buona parte, alcuni nostri settori avevano dovuto congelare a causa del mercato domestico stagnante e delle incertezze geopolitiche", dichiara Alberto Caprari, presidente di Anima Confindustria Meccanica. "Nei primi mesi del 2017 non era così diffusa la consapevolezza di cosa fosse il potenziale di questa 4.0. Nel corso dei mesi, gli obiettivi e le strategie imprenditoriali si sono chiariti e c'è stata una rinascita degli investimenti tecnologici e un rinvigorirsi degli ordinativi. Abbiamo potuto recuperare una parte del divario competitivo che si era creato con le altre realtà europee e mondiali, acquisendo più forza e soprattutto fiducia. Rimane il problema dell'Euro forte e un sistema Italia inefficiente. Fra tutte le misure promosse, il Piano Impresa 4.0 ha giocato quindi un ruolo fondamentale. È stato innanzitutto un segnale positivo da parte delle Istituzioni per supportarci concretamente, in una sfida tecnologica che diversamente ci saremmo trovati a dover affrontare ancora da soli. Il Piano voluto dal governo, sta guidando inoltre le aziende italiane nel passaggio cruciale dalla vendita del prodotto al servizio, legato alla tecnologia digitale. Gli incentivi premiano chi investe ed in particolare, chi vuole migliorare qualitativamente, per crescere nei mercati globalizzati. Il Piano 4.0 ha saputo infondere nuova linfa, prospettive e vera tecnologia, certamente forieri di una prossima migliore occupazione".
"Il mercato dei progetti di Industria 4.0 in Italia nel 2017, inteso come soluzioni IT, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati, raggiunge un valore compreso di 2,3 miliardi di euro", dice Giovanni Miragliotta, co-Direttore Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano. "È un risultato straordinario che identifica una grande capacità innovativa. Osserviamo, inoltre, una crescita importante nel numero delle applicazioni, in particolar modo negli ambiti dell'interazione avanzata uomo-macchina, nella connettività, nello sviluppo prodotto e nell'adozione di soluzioni cloud manifacturing per la gestione della catena del valore. Il settore dell'industria è uno dei pochi in cui il digitale sta crescendo con questi tassi".
"Si può dire che non ci sia stata una vera rivoluzione bensì un'evoluzione. Gli investimenti sono stati direzionati verso le tecnologie tradizionali con un grado di ammodernamento importante", afferma Paolo Gianoglio, direttore generale Icim. "Sono stati molti i settori della meccanica di Anima coinvolti nel Piano Impresa 4.0. C'è chi ha compreso dall'inizio l'importanza della formazione, rivolta a chi progetta, a chi produce e fino alla rete vendita. La maturità di un comparto è spesso stata sollecitata dalle richieste dei clienti, come nel caso della finitura con le esigenze dell'automotive. Anche chi è rimasto escluso dall'incentivazione 4.0, come il caso della refrigerazione, ha proseguito lungo la strada dell'innovazione per rimanere al passo con il mercato. Questo ha comportato anche per la voce delle tecnologie alimentari una crescita notevole. La movimentazione, al contrario, ha goduto delle agevolazioni per i magazzini automatizzati. All'interno del comparto alcun tecnologie però hanno ancora bisogno di una specializzazione per rispondere al requisito dell'interconnessione richiesta dal mercato. Infatti, non tutti i carrelli, a oggi, possono godere dell'iperammortamento. Le valvole e la rubinetteria hanno accolto il 4.0 come possibilità di ammodernamento del parco macchine e come opportunità di innovazione di prodotto. Gli investimenti aziendali sono stati cospicui e distintivi". Questa è la panoramica tracciata da Icim, ente di certificazione le cui attività di verifica e attestazione di macchine interconnesse consentono alle imprese manifatturiere di innovare i propri processi produttivi in ottica Industria 4.0.
ANIMA Confindustria Meccanica Varia ed Affine è l'organizzazione industriale di categoria che, in seno a Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 214.000 addetti per un fatturato di 47,4 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 60,8%% (dati riferiti al consuntivo 2017). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: macchine ed impianti per la produzione di energia e per l'industria chimica e petrolifera - montaggio impianti industriali; logistica e movimentazione delle merci; tecnologie ed attrezzature per acqua e prodotti alimentari; tecnologie e prodotti per l'industria; impianti, macchine prodotti per l'edilizia; macchine e impianti per la sicurezza dell'uomo e dell'ambiente; costruzioni metalliche in genere.
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