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lunedì 26 maggio 2008

Cipsi: necessaria cultura della solidarieta'



COMUNICATO-STAMPA

Dall’Assemblea nazionale del Cipsi:

“È necessario ricostruire una cultura della solidarietà.

Siamo contrari al vivere in cassaforte.

Dobbiamo vivere tutti insieme,

difendere e tutelare i diritti di tutti”.


Roma, 26 maggio 2008 L’Assemblea nazionale delle 46 associazioni che compongono il CIPSI – coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale - riunitasi a Zola Predosa (BO) il 24 e 25 maggio 2008 ha affrontato, in un lungo ed approfondito dibattito su: “come rispondere alla crisi della politica sviluppando la consapevolezza di responsabilità condivise, accrescendo la nostra efficacia politica ed individuare strategie ed azioni per ricostruire coraggio civico e politico”.

Al termine dell’assemblea Guido Barbera, presidente del CIPSI, ha così sintetizzato i contenuti emersi dall’assemblea: “È scomparsa la cultura della solidarietà e dobbiamo ricostruirla. Sono assenti dal dibattito politico l’emarginazione sociale, la pace, la cooperazione internazionale, l’integrazione degli immigrati, la tutela dei più deboli come i giovani precari, gli anziani, ... Nessuna forza politica ha un concreto piano di lotta alla miseria. Ci troviamo di fronte ad una involuzione della società italiana. Si è passati da un sistema democratico ad uno “oligarchico”, dove i cittadini non possono più esprimere le proprie preferenze elettorali. Per noi associazioni di solidarietà internazionale, si pone la necessità di un governo delle risorse del mondo. Non vogliamo un mondo con due standard, due pesi e due misure: i ricchi e i miseri. Il nostro ruolo di associazioni di solidarietà è porre con forza la nostra posizione valoriale e politica di cittadini che difendono e si schierano con i deboli. Continuiamo ad essere coerenti al fianco dei più deboli del mondo, per vivere tutti insieme, difendere e tutelare i diritti di tutti”.

E sulle decisioni del governo Barbera ha dichiarato: “Siamo contrari al vivere in cassaforte. Siamo contrari all’introduzione del reato di clandestinità: il diritto ad una vita dignitosa per tutti gli abitanti del pianeta viene prima degli interessi di chi si chiude sempre nella sua torre d’avorio a difendere se stesso ed i propri beni, come in una fortezza. Una psicosi che si accompagna a forme di intolleranza nei confronti di quelli che si presentano male, che hanno un altro colore della pelle, che sono diversi da noi. Come i clandestini, gli zingari … Intanto nelle città si sperimentano le ronde e torna la voglia di farsi giustizia da soli. Anche perché il nodo del problema è in questa società che si sta sempre più sfilacciando, dove non ci si fida più gli uni degli altri, dove prevale la concorrenza. Proviamo a pensare: che sicurezza può esserci con l’idea che gli altri, tutti gli altri, siano dei concorrenti e potenzialmente dei nemici? Quando anche le persone a cui si vive accanto, sono viste come concorrenti e nemiche. Certo la sicurezza passa attraverso diverse strade. Anche quella della repressione del crimine e della certezza della pena. Ma ogni nuova forma di repressione e di chiusura non raggiungerà lo scopo se non si metteranno in atto anche politiche che favoriscano l’integrazione, le relazioni, il dialogo e la fiducia reciproca. Altrimenti dovremo ridurci, come già facciamo, a chiuderci in casa mettendo porte blindate. Staremo nella nostra cassaforte. Soli. Lontani da tutti. Sicuri soltanto perché gli altri sono messi fuori. Non è certo questa la prospettiva più felice”.

Nel corso dei lavori l’assemblea del CIPSI ha inoltre approvato una Carta per le Adozioni internazionali ed una per il Sostegno ha distanza ed ha accolto l’ingresso di una nuova organizzazione: Terre Madri, di Frosinone.



  
  
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