Per salvare il campanile della Chiesa della Santissima Annunziata si è fatto appello all'intero esercito degli "Esposti" che ogni anno, il 25 marzo, si ritrova nei pressi dell'Orfanotrofio per raccontarsi dei loro avi, mai conosciuti. All'interno della Basilica è posta la ruota che ha consentito a migliaia di creature innocenti di riappropriarsi di una vita onorevole.
Il campanile della Basilica, la pia istituzione che risale ai primi anni del 1300 nel popolare quartiere di Forcella, si sta sbriciolando ed è stato interdetto il passaggio ai numerosi turisti attratti dall'infernale marchingegno della ruota. Per rimettere in sesto la torre non ci sono soldi e si è pensato far ricorso ai "figli della Madonna" migliaia in Italia e molti in America, dove spicca su pizzerie e ristoranti il nome Gennaro o Pasquale Esposito.
L' "avveniristico" strumento, tra le memorie storiche della città, costruito per "accogliere" neonati e in seguito anche bambini di 8-10 anni che per farli passare attraverso la buca, larga poco più di un palmo con un tamburo di legno ruotante, i piccoli erano abbandonati garantendo l'anonimato a chi li depositava dopo averli unti con olio e nonostante ciò, i corpi riapparivano all'interno con le articolazioni fratturate. Un vagito, un gemito, l'arrivo di un nuovo neonato, rigirando la ruota, ad accoglierlo le braccia di una balia pronta a nutrirlo, accudirlo, legargli al collo un piombino numerato e ospitarlo in una fredda culla.
Il giorno 16 luglio 1852 mani ignote deposero nella "ruota" un esile corpicino: quello di Vincenzo Gemito, diventato in breve grande artista, definito lo scultore pazzo che "una divina follia tenne più vicino alla bellezza che non alle miserie della vita", le parole su una lapide. Altri personaggi famosi da chef a scrittori, filosofi, attori si sono fatti onore sotto questo nome. Nell'archivio storico del Pio Istituto, aperto agli studiosi e per richiesta ai diretti interessati che possono conoscere i propri antenati, solo dopo 70 anni (proposte di legge sono state presentate in Parlamento per ridurre i tempi) in uno dei primi faldoni si legge: anno 1623, primo gennaio, alle tre e mezza è stato "gettato" all'Annunziata "Fabritio de anni due" al quale è imposto il cognome di Esposto, alla protezione della Madonna.
Ai "figli della Madonna" era imposto il cognome Esposito derivato dal fatto che essi erano "esposti" al pubblico, per consentirne l'eventuale adozione a chi ne faceva richiesta, cosi come pure erano "esposte" le ragazze, che raggiunta l'età da marito, il 25 marzo, festa dell'Annunziata di Maria, erano radunate nel cortile per essere presentate agli scapoli, i quali potevano sceglierne una gettandole un fazzoletto che la prescelta poteva raccogliere in segno di adesione al matrimonio.
Nel 1814 Gioacchino Murat decise di non far chiamare più Esposti i trovatelli, cognome diventato infamante. Da quel momento era imposto il cognome legato il giorno, se bel tempo Splendente, al Santo o altro come Gemito (vagito) scelto dai funzionari.
Una testimonianza dell'esile rapporto delle madri che erano costrette ad abbandonare i propri bimbi, è conservata nell'archivio aperto al pubblico. Metà medagliette addosso al bimbo e l'altra conservata dalla mamma, santini ed altro per eventuale riconoscimento. Nella Cappella Palatina del Maschio Angioino, da qualche tempo è visitabile la mostra permanente "Ori e argenti dell'Annunziata".
La storia della Real Casa dell'Annunziata è stata raccontata, recentemente da Maria Teresa Iannitto in un bel libro di nove capitoli, dall'efficace titolo "La ruota della vergogna", pubblicato da Colonnese.
La prima "ruota" sembra inventata in Francia, poi in Grecia, Spagna. In Inghilterra, l'abbandono di neonati non era considerato, spesso si rinvenivano cadaveri di feti o di neonati nelle discariche.
Dopo mesi di restauro a cura dell'Associazione Incontri Napoletani, la ruota della vergogna, è diventata meta di turisti. Ora per il pericolo di crollo rischia la chiusura.
mario carillo - napolinews.org
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