Continua il calo delle imprese che hanno portato
i libri in Tribunale, - 2,5% in un solo anno. Lombardia, Lazio e Veneto le regioni più colpite.
Il commercio e l’edilizia i settori maggiormente in difficoltà.
L'analisi dei fallimenti in Italia realizzata da
CRIBIS D&B nel secondo
trimestre del 2016
Bologna, 11 luglio 2015 – Continua il calo dei
fallimenti delle imprese italiane. Il secondo trimestre del 2016 conferma
infatti le buone impressioni emerse dai primi tre mesi dell’anno,
evidenziando un’ inversione di tendenza
dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti,
che ha toccato il suo picco nel 2014.
Nel secondo trimestre del 2016 in Italia le
imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 3.740, registrando un
calo del 2,5% rispetto ad un anno fa, quando i fallimenti hanno toccato quota
3.777. Da inizio anno sono invece 7.343 le imprese fallite, con una media di 58
chiusure al giorno. Rispetto al 2014 il calo dei fallimenti è invece del 7,6%.
Rimane però un ampio gap negativo rispetto al 2009: se confrontiamo i dati
odierni con quelli di 7 anni fa i fallimenti sono cresciuti del 59,9%.
E' quanto è emerso in sintesi dall'Analisi dei fallimenti in Italia,
aggiornata a fine giugno 2016, realizzata da CRIBIS D&B, la società
del Gruppo CRIF specializzata nella business information.
“I dati relativi al secondo trimestre del
2016 confermano le buone impressioni emerse dai dati relativi ai primi tre mesi
dell’anno, lasciando spazio ad un cauto ottimismo - commenta Marco Preti,
Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Dopo anni caratterizzati da un
costante aumento del numero dei fallimenti, che nel 2014 avevano raggiunto il
record, a fine 2015 si è registrato un calo, che si è confermato anche in questi
primi sei mesi del 2016. I numeri sulle
imprese che hanno portato i libri in tribunale trovano conferma anche nei dati
sui pagamenti, la fotografia più aggiornata e “fresca” dello stato di salute
delle aziende, che mostrano una riduzione dei ritardi gravi del -14% rispetto
allo stesso periodo dello stesso anno”.
“Questo
miglioramento non deve però fare abbassare la guardia. Rispetto a giugno 2009 infatti
i dati sono chiari e evidenziano le criticità che hanno dovuto affrontare le
imprese negli ultimi anni. La percentuale dei fallimenti è infatti cresciuta
del 59,9%. Quindi che cosa fare? Due aree sono fondamentali - continua Marco
Preti - continuare a investire nella gestione del credito
commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più,
anche da un punto di vista dell’affidabilità finanziaria. In questi anni le
aziende che hanno performato meglio e che si sono difese efficacemente da
fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare
queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria
gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare
contemporaneamente le nuove opportunità”, conclude Preti.
I fallimenti nel 2016, l’analisi territoriale
La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è
strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del
Paese.
La Lombardia, con una incidenza sul
totale Italia del 20,2%, si conferma la
regione d'Italia con il maggior numero di fallimenti con 1.480 casi
nel corso del 2016. Dal 2009 ad oggi si
contano 20.883 imprese lombarde fallite.
La seconda regione più colpita è il Lazio, con 866
imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%.
Segue il Veneto con 640 casi e relativa incidenza del 8,7%. A seguire, per completare le prime dieci
posizioni, la Campania con 636
fallimenti, la Toscana (592), l’Emilia
Romagna (529), il Piemonte (491), la Sicilia (464), la Puglia (354) e le Marche
(245).
I settori merceologici: ancora in crisi il commercio, in ripresa l’edilizia
Il commercio al dettaglio è il settore più in crisi con i suoi 2.261
fallimenti nel corso del 2016, con un calo però del 4,8% rispetto ad un anno fa.
Segue l’edilizia con 1.480 casi e un
calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2015. E’ poi il turno dell’industria,
con 1.469 casi e un meno 0,5% registrato nell’ultimo anno.
I servizi vari
infine chiudono la classifica con 1.090 imprese che hanno portato i libri in
tribunale e un aumento del 3,9% rispetto al 2015.
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