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domenica 25 maggio 2008

Psichiatria: NON LEGARE PIU'. EUROPA SENZA MANICOMI

RESOCONTO DEL CONVEGNO EUROPEO DI PSICHIATRIA DEMOCRATICA

L'OBBLIGO DI NON DIMENTICARE

NON LEGARE PIU' IN UNA EUROPA SENZA MANICOMI

Roma 13-14 maggio 2008

Il Convengo Europeo di Psichiatria Democratica (L'obbligo di non dimenticare. Non legare più in una Europa senza manicomi, Roma 13-14 maggio 2008) è stato particolarmente interessante sia per la qualità degli interventi che per la loro quantità, e per il contributo significativo dei relatori stranieri.

PRIMA GIORNATA

Emilio Lupo ha chiesto che l'istanza del titolo: una Europa senza manicomi, una Europa senza strumenti di contenzione, sia esteso a tutto il mondo.

Il vero manicomio è la medicina

Rocco Canosa ha sostenuto che la legge 180 è entrata nell'assistenza sanitaria perché il vero manicomio è la medicina che rende difficilmente riconoscibile la miseria nascosta dietro il sintomo. Esiste una nuova marginalità diffusa che fa sì che la domanda di ogni persona con svantaggio sociale non arrivi ai servizi se non come controllo e emarginazione. Le gravi difficoltà di integrazione producono cronicità, processi espulsivi. I CSM rischiano di essere ambulatorietti, le strutture alternative luoghi nei quali si sa quando si entra ma non si sa mai quando si esce. Le scelte sono fatte dell'alto, le regole sono rigide. E' necessario riprendere l'attraversamento istituzionale per distruggere l'ordinamento disciplinare. Altrimenti faremo sempre più i conti con la residualità della psichiatria, con il suo rifiuto della storia e della soggettività. La medicina espelle come sempre la questione sociale. La gestione dei problemi psichiatrici avviene sempre più in SPDC chiusi dove si legano i pazienti, come negli Ospedali psichiatrici. Bisogna analizzare attentamente come funziona il circuito psichiatrico cercando di impedire che accresca lo stigma. La storia di Psichiatria Democratica è basata su processi di amicizia e di lotte, per questo dura da 35 anni.

La salute non si vende: ripartire dai diritti civili

Giovani Berlinguer: La legge 180 è stata varata in uno dei periodi più fertili della politica italiana, dalla metà degli anni '60 alla fine degli anni '80. In questo periodo si sono prodotte leggi fondamentali sui diritto dei lavoratori, la legge sull'aborto, il Servizio Sanitari Nazionale, e ci sono state lotte dei lavoratori per sostenerle. Ci sono stati scioperi generali per difendere lo slogan "La salute non si vende" contro la monetizzazione del rischio. Anche l'OMS ha riconosciuto, dal 2001, l'importanza delle esperienze italiane, cosa continuata col Libro Verde del 2006. In un articolo del Trattato di Lisbona si parte dal principio di sussidiarità. Le istituzioni superiori non devono fare quello che fanno le istituzioni inferiori. Si è anche sostenuto che non si devono omologare i sistemi sanitari perché molti governi vogliono fare da sè, mantenendo gli aspetti reclusori della psichiatria. Bisogna ripartire dai diritti civili. Bisogna stabilire che la cura è un diritto civile e creare un "Habeas corpus" per chi soffre di disturbi psichici. In Italia è già pronta una legge della destra che tende a chiudere i ponti tra strutture sanitarie e territorio. Bisogna aprire nuove sedi e nuove strade. Bisogna rendere più fluida l'ideologia di Psichiatria Democratica. Leggo che la genetica non deve entrarci, come se fosse obbligatorio passare dalla genetica all'eugenetica. Non tutti gli ospedali vanno decostruiti. E' necessario puntare molto sulla questione sociale. Ci sono sempre più possibilità di cura, ma sempre meno accessibilità. Povertà mentale, iniqua distribuzione dei saperi: la tendenza è medicalizzare sempre più la salute mentale attraverso diagnosi che investono sempre più anche i bambini. Se un bambino non è iperattivo, che bambino è?

Secondo le statistiche i malati gravi sono 1 su 4. Ci sono quindi 2 milioni e 200.000 ammalati mentali gravi. In Europa (500 milioni di abitanti) ci sarebbero 93 milioni di malati gravi. Bisogna opporsi alla tendenza a medicalizzare la vita e a distruggere la voglia di partecipazione.

La paura è usata per abolire diritti sanciti. Non si può essere cittadini per ceto

Roberto Musacchio: La perdita di produttività dovuta alle malattie mentali è alta. Siamo di fronte a un consumo abnorme di farmaci. A livello europeo abbiamo lavorato molto sul concetto di Diritti Civili. C'è stata una proposta di lotta allo stigma. Occupandoci di "Sanità trasformata" abbiamo stabilito il diritto del cittadino a farsi curare dove vuole. Il problema è che è la società a essere sofferente per il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale, dalla società statuale a quella globale. I problemi sono legati al fatto che stiamo passando da una società che ha cercato di promuovere una idea di sicurezza, a una società sicuritaria si cui agisce la politica. Il sicuritarismo è un cancro che mina due secoli di lotte. Si basa sulla paura usata per modificare globalmente i diritti sanciti in Italia. L'talia è la nazione più americanizzata dell'Europa. Discriminare Rumeni e Rom, che sono cittadini europei, è antieuropeo. Non si può essere cittadini per ceto, perché così i poveri sono fuori dalla cittadinanza. Questo è pre-illuministico. Abbiamo costruito la paura dello straniero, ma nelle nostre case gli stranieri fanno lavori domestici, accudiscono gli anziani e i malati, in fabbrica sono indispensabili. Se si ha paura di chi si ha bisogno si rischia di creare mostri. Per censo o pericolosità si cerca di escludere, limitare la cittadinanza europea. La libertà va intesa come terapia anche per la società. La battaglia di chiudere i manicomi è la battaglia di non trasformare l'Europa in un manicomio.

Vietare la contenzione fisica

Lorenzo Toresini: Bisogna arrivare a vietare la contenzione. Franco Basaglia a Gorizia, il primo giorno di servizio, si rifiutò di firmare il registro delle contenzioni. Occorre un divieto preciso. L'insuccesso della legge 180 è la continuità di questa pratica barbara.

Siamo pochi perché non esiste nessun sito su Internet che usi il nostro messaggio

Giusi Gabriele: Mi chiedo se come Psichiatria Democratica siamo ancora uniti in questi cambiamenti. Se riusciamo a immaginare il manicomio come metafora quando si pone il problema della paura, il problema dei devianti. Il manicomio è l'uso repressivo, autoritario della forza e del potere. Possiamo rivedere le nostre chiavi di lettura, ricollegare aree più vaste, e siccome tutto è molto liquido, non si può usare la radicalità. Siamo troppo liquidi o troppo autoreferenziali? Mi ha colpito la vicenda di Verona. Quei giovani avevano bisogno di una identità e l'hanno ottenuta uccidendo un altro ragazzo, non perchè era matto, rumeno, nero, ma perchè aveva il codino. Mi sono spaventata perché non serve nemmeno più costruire uno stereotipo, basta che abbia il codino.

Siamo pochi perché non riusciamo a comunicare con uno che ha meno di 20 anni. Siamo pochi perché non esiste nessun sito su Internet che usi il nostro messaggio. Non si capisce, non convince.

Cosa dire a uno che sta chiuso in una casa in città, che sta chiuso perché ha paura? Dove è andato a finire il discorso su mente e corpo? Giungere ad essere altro da sé? Ognuno si rappresenta come vuole. L'analisi del potere è la decostruzione dei nessi sociali. Perché non la usiamo come chiave di lettura per capire cosa succede adesso? Sento questo come limite perché noi non stiamo capendo quello che sta succedendo adesso. Mass media truccati: non esiste una comunicazione di massa che abbia a cuore la verità. Distruzione di qualsiasi forma di informazione corretta. Dopo 30 anni, come siamo in grado di creare forme di comunicazione, di contenuti adeguati? Ci sono troppi limiti. Da non riuscire a comunicare con l'esterno, con la diversità.

La schizofrenia è la parte autentica di noi stessi che deve essere repressa per sopravvivere

Carlo Ricucci:

- La schizofrenia è la parte autentica di noi stessi che deve essere repressa per sopravvivere.

- Dal Medio Evo a oggi ci siamo mossi nella direzione sbagliata: divertimento e sesso sono ancora

tabù.

- Non è un certo comportamento a renderlo patologico, ma è la sua inaccettabilità sociale a renderlo

tale.

- Non le ricchezze sono politica, ma i bisogni di amore.

- Non sono gli schizofrenici a essere troppo allegri e straordinari, ma è i mondo che è troppo triste e

ordinario

Luigi Saracchi ha ricordato episodi della propria infanzia definendosi irascibile e fantasioso, e la storia fantastica di una rana

Girolamo Di Giglio, anche a nome di Gisella Trincas, ha ricordato un importante manifesto con 10 questioni fondamentali firmato dalle associazioni dei familiari insieme ad altri gruppi, sindacati, Psichiatria Democratica, Magistratura Democratica, ecc. Il titolo del manifesto è: "Ogni persona per ciò che è nel rispetto della propria dignità e nella libertà" ( Il manifesto è pubblicato sul N° 5-6 dei Fogli d'nformazione: Legge 180 XXX ANNO, gennaio-giugno 2008, pag.173-175)

Katarina Horska ha ricordato la figura della psicoanalista di gruppo Von Platten membro del tribunale di Norimberga contro i crimini nazisti. La Von Platten è mancata di recente, quasi centenaria. Da tempo si era trasferita da noi in Toscana, dove continuava il suo lucido insegnamento.

Hans Pfefferer Wolf dell'Università di Hannover ha indicato la necessità ricreare una casa del senso di se stessi, in collegamento a un museo di quadri e disegno fatti ad Heidelber da pazienti. Ha auspicato la necessità di aprire un dibattito con le neuroscienze, facendoci avanti noi per incontrarne i rappresentanti. Inoltre ha richiesto di favorire forme di educazione che rendano più socievole la società. Infine, citando i ricordi di Antonino Pio, ha ricordato la sua frase: "Non attendere la città di Platone. Ti deve bastare anche un miglioramento minimo".

Hunter Stork della Società tedesca di Psichiatria Sociale, ha portato al congresso i saluti dell'associazione e ha approfondito il punto di vista della psichiatria trialogica, che si basa sulla valorizzazione dei rapporti di pazienti, familiari e operatori. Infine ha ricordato che da vicino nessuno è normale.

Gemma Azumi del Comune di Roma ha criticato il fatto che si parli di sicurezza solo in termini di forze di polizia e di vigili urbani ai quali si vuole dare il manganello. Ha sostenuto che abbiamo avuto leggi eccezionali ma poco applicate, e che le legge 180 ha avuto un grande impatto in Europa.

Per continuare ad andare avanti è però indispensabile assumere personale.

Thomas Boch, di Amburgo, ha ripreso il discorso sull'importanza del trialogo e approfondito le conseguenze terapeutiche della decostruzione della schizofrenia. Ha anche sostenuto la necessità di passare da una medicina basata sull'esperienza a un'esperienza basata sul lavoro.

Nel 1300 il primo documento europeo contro la contenzione fisica

Verso un Movimento Europeo Democratico per la Salute Mentale

Gunter Winkler ricordando i diritti inalienabili della persona e auspicando la creazione di una associazione europea, ha denunciato i crimini nazisti ricordano 40 bambini altoatesini uccisi con terribili esperimenti dai medici di Hitler. Ha poi ricordato il primo documento contro la contenzione fisica del 1300 secondo il quale nessuno può essere sottoposto a tortura, contenzione, rottura delle sue interazioni sociali. Ha poi denunciato l'uso massicci della contenzione fisca in tutte le case di riposo d'Europa e nelle cliniche private, in una delle quali un paziente è stato contenuto per 6 mesi. Occorre una 180 bis per tutta l'Europa che proibisca la contenzione fisica e qualsiasi forma di violenza in tutte le strutture di cura. Questi processi sarebbero favoriti dalla creazione di un Movimento Europeo Democratico per la Salute Mentale che richieda:

- Stessi diritti per i malati di mente come per i malati organici

- Maggiore informazione per la popolazione sui mezzi di comunicazione

- Critica a porte chiuse, psicochirurgia e a tutti trattamenti disumani.

Thomas Platz di Klagenfurt, in Austria, ha analizzato la riforma psichiatrica in Carinzia e in Austria, valutandone gli aspetti critici.

Markku Salo di Helsinki ha approfondito i diversi aspetti della psichiatria finlandese offrendo anche indicazione su una ricerca portata avanti da psichiatrizzati in collegamento con l'èquipe di Livorno

(Vedi: Mario Serrano, Paolo Pini: Facciamo finta che, Operatori, familiari, utenti contro lo stigma: Una ricerca, Fogli d'informazione N° 3-4 luglio-dicembre 2007, pag. 112)

Francesca Vannozzi, storica dell'Univesità di Siena, ha presentato un filmato sul manicomio della sua città.

SECONDA GIORNATA

LEGGE 180 XXX ANNO

Paolo Tranchina, interrogandosi sulla radicalità di Franco Basaglia che già al primo congresso di psichiatria sociale di Londra del 1964 aveva auspicato la eliminazione del manicomio, non la sua riforma, l'ha collega alle lotte operaie della salute che chiedevano "MAC ZERO" cioè l'eliminazione totale di ogni nocività negli ambienti di lavoro. Mac Zero e manicomio zero sono dello stesso ordine. Il movimento Italiano affonda però le sue radici anche nella Resistenza, della quale Franco Basaglia ha fatto parte, pagando il suo impegno politico con sei mesi di carcere. Ha poi ricordato l'impegno con la stampa di Franco che pubblicava sui maggiori quotidiani almeno un articolo al mese. Ha poi collegato il successo della riforma alla capacità del movimento di coniugare le esperienze scientifiche più raffinate con la quotidianità, la vita.

Si è poi soffermato sul numero speciale N° 5-6 dei Fogli d'informazione (gennaio-giugno 2008) dedicato al trentennale della legge 180 e intitolato LEGGE 180 XXX ANNO con articoli storici e valutativi, testimonianze di osservatori privilegiat e interventi stranieri. In particolare ha ricordato una frase di Annalisa Landi di Bologna, che si definisce "a volte paziente, a volte contenta giullare della Psichiatria, ma prima di questo di se stessa" : Scrive Annalisa: "Esprimere angoscia è dignità umana, chiedere aiuto lo è altrettanto e un atto di profonda autonomia", (pag.73) splendido rovesciamento che trasforma la sofferenza in dignità umana e il chiedere in un diritto, l'affermazione della propria autonomia. Interessante anche l'intervento di Ota de Leonardis che confrontando la legge 180 con la legge 194 le chiama ambedue "esperienze dell'inconciliabile" (pag. 156). A proposito delle modifiche alla 180 proposte dal governo Berlusconi, ha concluso iricordando l'intervento di Gabriella Trincas, la presidentessa dell'UNASAM, la maggiore associazione di familiari: " Non permetteremo a nessuno di cancellare con un colpo di legge 30 anni di progresso civile" (pag. 157-158). Questa combattività fa ben sperare.

(Per chi fosse interessato l'abbonamento è: Privati 30 Euro, Istituzioni 60 da inviare sul CCP 81552713 intestato a DBA Firenze).

Bruno Norcio si è soffermato sulla esperienza dei pazienti ricercatori, segno importante di rovesciamento dei ruoli, e ha illustrato il progetto Progess Acuti che ha descritto la situazione attuale e denunciato il fatto che nell'80% dei 247 SPDC siano usati letti di contenzione.

Ernesto De Martino e Franco Basaglia come annunciatori della antropologia dialogica

Annamaria Rivera, approfondendo il pensiero di Franco Basaglia, ha discusso la dialettica del sé e dell'altro parlando del lungodegente come sopraffatto da processi di incorporazione, posseduto dall'istituzione, corpo vissuto dall'istituzione e per l'istituzione. Basaglia opera una critica della razionalità occidentale. La follia è resa muta dal dominio della razionalità, con tutto ciò che comprende, perché essa ha oggettivato il paziente nel linguaggio della malattia. La follia assume emblematicamente la rappresentanza di ogni diversità. Essa è prova del disciplinamento del corpo e della mente, perché l'operatore deve mettere in questione i propri pregiudizi per mettere in questione l'oggettivazione del malato.

I crimini di pace sono caratterizzati da invisibilità perché perpetrati in istituzioni chiuse, manicomio, carceri, CPT . Sono caratterizzati anche da occultamento ideologico che oggi significa:

crescente banalizzazione e invisibilità del razzismo, ricerca di capri espiatori. La stigmatizzazione dello straniero ha a che fare con alcuni caratteri propri delle società occidentali: atomizzazione, individualismo, concentrazione progressiva degli apparati simbolici, per cui l'immigrato diviene figura antinomica. L'immigrato come antidoto dell'anonimia (dell'essere anonimi). I migranti sono percepiti come estranei e incompatibili con l'etica edonistica dominante. Si aggira intorno all'altro il fantasma della predazione. Della contaminazione, lo sporco è etnicamente omogeneo. La clandestinità è assimilata alla devianza e alla criminalità. Viene associata dalla decadenza, al crollo della civiltà occidentale, che è società liquida. Il migrante fa paura, per il cambiamento. I migranti sono i pilastri della globalizzazione purchè accettino di essere invisibili, omologati, non diversi.

Secondo Basaglia la follia è una delle possibilità umane, nello scambio di senso e umanità tra pazienti e terapeuti. Se accolto nel valore di sfida etica e teorica, politica ed epistemologica, il pensiero di Franco Basaglia permette una lettura del presente adeguata alla realtà. Attraverso l'empatia che crea comunanza, rispetto delle differenze, Basaglia allude alla capacità di immaginare gli altri. De Martino e Basaglia preannunciano l'antropolgia dialogica, un modo possibile di fare sia antropologia che pratica psichiatrica, con l'impegno politico come parte costitutiva della ricerca antropologica e delle pratiche di salute mentale.

Gabriella Pini ha sottolineato l'importanza dei mass media per aprire dialoghi con la popolazione e sostenere le lotte antistituzionali.

Sono poi stati proiettati e commentati tre documentari: 44 matti in viaggio a Strasburgo; Un Treno speciale per Pechino; Trekking in Marocco.

Mariagrazia Bertelloni ha parlato dell'esperienza di Massa Carrara e della rete regionale toscana utenti.

Se fosse qui Basaglia direbbe: "Io sono un Rom"

Ernesto Venturini ha riferito di un incontro a Ravenna con 70 infermieri che nel 1972 fecero una lunga esperienza a Trieste. Hanno espresso una forte volontà di continuare a lottare per la 180. Ha poi aggiunto: " Se fosse qui Basaglia direbbe: 'Io sono un Rom'.

Mola di Brindisi ha riportato una interessante esperienza di catering, lavanderia sociale e vetreria artidstica.

Peter Lehman di Berlino ha discusso delle raccomandazioni del progetto europeo Harssment per il superamento della discriminazione dei pazienti psichiatrici nell'ambito sanitario.

Fatuma Alì ha affrontato l'esperienza di 9 anni di lavoro psichiatrico in Groenlandia.

Vito Flaker, Slovenia, ha illustrato i processi di deistituzionalizzazione nella nuova Europa, a Hrastovec.

Pilar Susanna Ha riflettuto sulla situazione attuale della riforma psichiatrica in Spagna.

Infine Salome Janelidze di Tblisi in Georgia ha illustrato la difficile situazione psichiatrica del suo paese, nel processo che lo ha portato dalla psichiatria sovietica alla deistituzionalizzazione.

In conclusione Gigi Attenasio ha sottolineato l'importanza dello scambio culturale e affettivo che il convegno ha favorito - particolarmente sentito in questo periodo difficile - che ha permesso di approfondire nei suoi diversi aspetti nazionali e internazionale la ricchezza e diversità dei percorsi della deistituzionalizzazione.



Paolo Tranchina <tranteo@cosmos.it>

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