I bitcoin stanno diventando sempre di più un tema di moda nel mondo della finanza. La ragione si comprende facilmente guardando il grafico che rappresenta il prezzo espresso in dollari di un bitcoin (https://blockchain.info/it/
Tutto ciò che sale in questo modo, inevitabilmente, attrae l'attenzione.
Gli "esperti" di bitcoin...
Quando c'è molta attenzione su un tema emergono le solite frotte di presunti esperti in materia. In questo campo è particolarmente difficile definirsi esperto perché per poter parlare con piena cognizione di causa è necessario avere competenze multidisciplinari che pochissimi al mondo possiedono appieno poiché si tratta di discipline molto distanti fra loro. Comprendere profondamente il fenomeno dei bitcoin implica avere conoscenze molto specifiche in campi decisamente diversi. Sul fronte tecnico-informatico bisogna essere un esperto di criptografia, networking. In campo economico-finanziario bisogna essere un esperto di teoria monetaria e teoria dei giochi.
La maggior parte delle persone che conosco e che s'interessano di bitcoin non ha alcuna preparazione sopra la media in nessuna di queste aree. Pochi hanno una preparazione solida in almeno una di queste aree (criptografia, networking, teoria monetaria, teoria dei giochi). Non conosco direttamente nessuno che abbia una preparazione solida in almeno due di queste aree.
Chi si occupa di bitcoin seriamente (cito ad esempio, per l'Italia, il prof. Ferdinando Ametrano) dice chiaramente che non conosce nessuno al mondo che sia esperto contestualmente di tutte e quattro queste discipline che interessano l'argomento. Persone veramente competenti su tre di queste quattro aeree saranno qualche decina al mondo, mentre competenti su due di queste quattro aeree saranno alcune centinaia.
E' importante, quindi, fare molta attenzione quando si sente pontificare sui bitcoin.
Personalmente non mi considero un esperto di bitcoin. Il caso ha valuto che, negli ultimi anni, le mie passioni culturali mi abbiano portato ad approfondire tre delle aree che interessano la materia. In nessuna di queste aree mi posso considerare un esperto, però le conoscenze che ho maturato mi sono più che sufficienti per essere molto scettico sia rispetto agli esperti che sono entusiasti dei bitcoin (solitamente hanno una formazione da ingegneri) sia rispetto a quelli che lo considerano una sorta di moda passeggera destinata a sparire (solitamente hanno conoscenze in materia economico-finanziaria).
Rischi ed opportunità sui bitcoin
Lo scopo di questo articolo non è di parlare del funzionamento del protocollo Bitcoin: in Rete si trovano tantissime informazioni ed un articolo che ripete le stesse cose avrebbe poco senso.
Lo scopo che ci poniamo, invece, è di dare un'indicazione a coloro che pensano di impiegare una parte dei propri soldi in bitcoin con l'idea di ricavarne un guadagno pensando di fare una cosa simile all'investimento in strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, valute, materie prime, ecc.
Se questa è l'idea, il nostro consiglio è di lasciar perdere. Ad oggi, i bitcoin non sono qualcosa che si possa paragonare ad un asset finanziario così come lo conosciamo.
Se l'idea, invece, è quella di fare una scommessa su una cosa che fra 5 anni potrebbe valere dieci volte tanto oppure niente, allora ha molto senso approfondire i rischi e le opportunità di questa tecnologia.
Ciò che si legge, in genere, sulla rete è che i bitcoin sono una nuova forma di moneta digitale. Si tratta di una semplificazione che può essere forviante. Se è vero che si può pagare un bene trasferendo dei bitcon, è anche vero che questi bitcoin non si prestano ad essere una unità di conto (come le monete tradizionali: gli Euro o i Dollari). Questo perché il prezzo dei bitcoin espresso in dollari è estremamente volatile. Il 19 maggio 2016 valevano 436 dollari, un mese dopo valevano 755 (oltre il 70% in un mese!) ed il 2 agosto erano crollati a 515. Oscillazioni di questo genere non sono infrequenti, tutt'altro. Con queste variazioni è impensabile che i bitcoin diventino mai l'unità di conto principale nel quale verranno espressi i prezzi dei beni e servizi che comunemente acquisteremo.
E' più corretto immagine i bitcoin come il corrispondente informatico dell'oro. E' cioè un "bene digitale scarso". Nel senso che i bitcoin, per come sono progettati, non si possono duplicare e sono in un numero finito. Naturalmente, esattamente come per l'oro, i bitcoin valgono fino a quando la collettività assegna a questo bene (per quanto digitale) un valore. Si tratta, in altre parole, di una convenzione sociale. La quasi totalità del valore che noi assegniamo all'oro fisico non è legato alla sua utilità materiale, quanto al fatto che –a torto o a ragion – viene considerato ancora una riserva di valore. Tanto è vero che la maggioranza dell'oro nel mondo non è utilizzato, ma chiuso in qualche cassaforte. I bitcoin sono progettati per essere una riserva di valore digitale.
L'oro fisico ha secoli di storia dalla sua parte che hanno stratificato l'abitudine a considerarlo una riserva di valore. Il Bitcoin ha solo 8 anni di vita. In questi anni ha dimostrato un'incredibile resilienza. Il protocollo è indubbiamente una sorta di "colpo di genio" (che, fra l'altro, potrà essere applicato a molte altre cose con grande utilità). Ci sono argomenti sensati che possono far presupporre alcune chance di successo all'ipotesi che fra 5 o 10 anni il Bitcoin sia ancora qui con noi, vivo e vegeto (anche se probabilmente modificato rispetto al protocollo attuale). Ma ci sono anche buoni argomenti che depongono in senso inverso.
Il più grande pericolo del Bitcoin potrebbe essere paradossalmente il suo stesso successo.
Nel caso in cui l'utilizzo dei bitcoin diventasse veramente rilevante in termini macroeconomici le banche centrali ed i governi potrebbero facilmente impedirne, di fatto, l'utilizzo in modo sistemico. Basterebbe, ad esempio, fare una norma che specifichi che un pagamento realizzato in bitcoin non è giuridicamente valido per saldare un'obbligazione ed il credito eventualmente saldato in bitcoin ha sempre la facoltà di richiedere il pagamento nella moneta che ha corso legale: ciò significa che una transazione in bitcoin diventerebbe, di fatto, provvisoria, sempre sub iudice. Una norma del genere, chiaramente, metterebbe fuori gioco i bitcon.
Il concetto generale che bisogna capire, quando si parla di temi monetari, è che stiamo parlando essenzialmente di questioni squisitamente politiche. La moneta è prima di ogni cosa un contratto sociale. Le regole di questo contratto, scritte o non scritte, sono dettate essenzialmente dalla politica.
l protocollo Bitcoin, pur essendo indubbiamente un colpo di genio dal punto di vista tecnico, presenta anche delle limitazioni alle quali si dovrebbe mettere mano nel caso in cui le transazioni diventassero veramente numerose. Ad oggi, il numero delle transazioni giornaliere in bitcoins è nell'ordine delle centinaia di migliaia. Quelle di un servizio come Paypal è nell'ordine dei milioni di transazioni al giorno. Le carte di credito fanno centinaia di milioni di transazioni al giorno.
La scalabilità del protocollo Bitcoin è un problema tecnico sul quale c'è ancora molto dibattito. Non c'è dubbio alcuno sul fatto che questo protocollo non sarebbe in grado di reggere centinaia di milioni di transazioni al giorno. Le soluzioni tecniche indubbiamente esistono, ma ciascuna di queste soluzioni potrebbero avere, nell'ecosistema dei bitcoins, ripercussioni facilmente calcolabili, anche in termini di valore dei bitcoins creati con il "vecchio" sistema.
In conclusione: sono un buon investimento?
I bitcoin non possono essere definiti "investimento" almeno in senso classico. Sono sicuramente una scommessa interessante, ma non ha alcun senso paragonarli ad un asset finanziario tradizionale. L'alternativa non può essere fra investire in bitcoin o investire in qualche strumento finanziario. Sarebbe come scegliere fra andare a lavorare in treno o prendere una navicella spaziale per andare sulla luna. Non sono due cose paragonabili.
Scommettere una piccola cifra che si è disposti a perdere completamente sui bitcoin può essere sensato a patto di aver ben approfondito i rischi e le opportunità di questa riserva di valore digitale.
Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio
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