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lunedì 12 maggio 2008

Lettera aperta ai Kenioti nel mondo del fratello del deputato MUGABE WERE MELITUS ucciso in Kenya

LA LETTERA DI BABU AGLI AMICI DI WERE E ALLA COMUNITA' KENIOTA

Non vorrei egoisticamente continuare a piangere la morte di mio fratello come fosse la prima o l'ultima persona a morire nel mondo. Mi addoloro perchè le mie palpebre sono gonfie di lacrime che possono inondare il mondo intero con il mio dolore, a causa di un assurdo, inaspettato e ingiustificato assassinio.

Vi ringrazio per il sostegno e la solidarietà che mi sono stati accordati in questo periodo di grande dolore. Avrei voluto che le vostre condoglianze fossero parole magiche capaci di riportarlo in vita purtroppo dovrò dolorosamente accettare la realtà che Melly come lo conosciamo in famiglia non c'è più. I cattivi di cui la mia terra è piena l'hanno strappato spietatamente a noi. Si è aperto un vuoto incolmabile nel mio cuore e spero che il Signore mi guarirà.

Credo nella pace e nella non violenza ma non tratterrò la mia angoscia di fronte ai colpevoli se riesco con certezza ad individuarli. Non sarei così sconvolto se fosse stato un incidente stradale o una malattia qualsiasi a togliermi Melly piuttosto che cinque colpi di pistola. Non era un criminale né un animale per meritare la sua fine in questa brutta maniera. Aveva fatto la sua campagna elettorale e ha vinto ribadendo la sua vittoria nel ballottaggio quando i suoi avversari mettevano in dubbio i risultati delle elezioni.

Mio fratello era uno di quei pochi uomini che sfidavano il destino che gli aveva tracciato uno squallido percorso nella vita. Nato e cresciuto nella miseria assoluta, si è arrovellato incessantemente per poter diventare quello che aveva sempre sognato cioé il presidente del Kenya. Ha educato e dato da mangiare non solo alla sua famiglia ma anche a tante altre persone e ha cambiato il destino di più di cento ragazzi liberandoli dalle manette atroci della povertà nelle baraccopoli di Nairobi dove la vita ti mastica come un chewing gum ,spremendoti tutto lo zucchero necessario per vivere una vita sana poi ti sputa spietatamente sulle strade dove rischi di essere schiacciato a morte da una società che non se ne frega di te. E' da li che ha cominciato la sua battaglia contro il destino.

Era un astuto uomo d'affari sempre armato di calcolatrice in mano. Vedeva la potenzialità nelle cose e persone che la gente credeva ormai perdute. Era un visionario e un rivoluzionario che fu ostacolato dall'ignoranza e cecità della sua stessa gente che non credeva nelle sue idee. Ebbe innumerevoli delusioni e battaglie sia nella vita personale che professionale contro le quali lottava e che superava con una determinazione straordinaria. Melly non era un Santo e come tutti gli uomini aveva i suoi difetti che sono comprensibili considerando i sentieri duri che percorse nella sua infanzia. Purtroppo il suo orgoglio non gli permetteva di chiedere scusa anche se so con certezza che gli rincresceva ogni volta che sfiorava una persona.

Sono sull'aereo scrivendovi questa lettera diretto a Nairobi a dargli l'ultimo saluto e un abbraccio sia da parte mia che vostra. La sua energia, i suoi consigli e le nostre liti banali tra due fratelli che in fondo si volevano tanto bene ma non potevano stare né troppo vicino né lontano a causa della divergenza delle loro idee e l'incompatibilità del loro modo di percepire e interagire con le persone e la realtà. Tutto frutto di un'infanzia dura e dolorosa che ci lasciò con cicatrici indelebili che il tempo non é riuscito a guarire . Malgrado questo trovavo sempre la forza e l'umiltà per fare ammenda perché capivo che era mio Grande Fratello e lo amavo e rispettavo tanto. Avevamo un legame inseparabile cioé entrambi proveniamo dallo stesso grembo perciò il sangue che scorreva nelle nostre vene era più denso dell'acqua. Trovo insopportabile il fatto di andare a trovarlo addormentato, una persona che doveva festeggiare il suo compleanno domenica scorsa con un concerto per la pace dedicato al suo paese ora irreparabilmente diviso dalla guerra.

Se mi chiedevo prima quale è il senso della vita, ora me lo chiedo ancora di più. Non riesco a capire il fatto che un uomo possa lottare tanto, superando tanti ostacoli per diventare quello che ha sempre sognato, poi la sua vita viene strappata brutalmente proprio quando sta per raggiungere il traguardo. Il senso vero di questa vita mi sfugge o non c'è proprio. Tanto è il dolore, la rabbia, la delusione e disperazione che provo. Dolore per averlo perso bruscamente, delusione per i sogni e progetti prematuramente spezzati, rabbia per gli errori commessi che potrebbero aver portato a questo tragico avvenimento. Rabbia anche perchè qualcuno ha tolto un grosso pezzo dal mio cuore e non so chi è e dov'è per vendicarmi. Il sangue di mio fratello non può essere versato inutilmente.

E' troppo chiedermi di perdonare o dare l'altra guancia, voglio solo giustizia. Credo alla lettera nelle parole di Gesù che disse ai suoi discepoli di fare agli altri come vorrebbero che gli altri facessero a loro, perciò i vigliacchi che mi hanno ucciso un fratello meritano esattamente ciò che loro stessi hanno fatto.

Alla comunità keniota vi prego di non pugnalare mio fratello alle spalle come eravamo e temo siamo tuttora abituati a fare. So che non era in buoni rapporti con alcuni di voi ma vi chiedo di lasciarlo riposare in pace, ormai non c'è più. C'è tanto da imparare da lui se vogliamo andare avanti ed e meglio evitare di fare l'errore del scalatore che dimenticò a ringraziare la prima scaletta dopo essere arrivato alla cima.

Da solo ha fatto quello che tutti i kenioti qui a Lecce non sono riusciti a fare perché i sogni per lui erano raggiungibili e si dava da fare per realizzarli.

Per autofinanziarsi quindici anni fa e quindi poter studiare a Roma ha fatto di tutto: raccoglieva pomodori a Foggia, faceva il muratore e l'assistenza domiciliare di sera, non mancava mai a una festa patronale o sagra di paese e in quelle occasioni diventava un commerciante che voi conoscete come vùcumprà.

Tutto questo sta per indicare che Were non è stato sempre deputato ma ha conosciuto sulla propria pelle cosa vuol dire non avere le disponibilità economiche che gli potessero permettere di fare il signore.

Per noi kenioti invece i sogni sono solo chiacchere che vorremmo attualizzare ma non siamo abbastanza concreti a portali a termine. Grazie a mio fratello- E QESTA E' UNA VERITA INCANCELLABILE- siamo tutti fuori da quella fogna che è diventato il Kenya e in grado di fare cose che sarebbero rimaste sogni se fossimo ancora chiusi nelle belle baraccopoli dove la povertà, l'AIDS, la disoccupazione e la morte insensata sembrano un diritto fondamentale. Praticamente una vita senza speranza dove si vive solo perchè si respira e il destino ti concede un altro giorno in più. Devo dire che non mi é mai piaciuto il modo in cui viviamo qui a Lecce perché i nostri rapporti sono caratterizzati da quello che definirei i baci e gli abbracci di Giuda Iscariota e siamo più uniti dai pettegolezzi e nelle battaglie con le bottiglie. Non siamo riusciti ad affermarci come una comuntà a causa delle divisioni inter-etniche che ci sono tra di noi. Mio fratello apparteneva a due etnie diverse e sicuramente non vi ha chiesto le vostre identità etniche quando vi ha portati tutti qui in Italia. Credeva che nel cosiddetto mondo globalizzato un Africano avesse lo stesso diritto di un Europeo o Americano di attraversare i confini del mondo occidentale che oggigiorno sono diventati quasi impenetrabile, specialmente considerando che il malessere dell'Africa è inversamente proporzionale al "benessere dell'Occidente". Il nostro ideale era quello di vedere un Afrikano Nera come carbone perchè disinvolto della sua Identità ,robusto con un andatura elegante scendere da un aereo di prima linea con la testa tenuta alta a Malpensa o Fiumicino per villeggiare in questa bella paese e non sulle imbarcazione che giungono le coste Italiane ogni giorno. Spero tanto di vedere questo sogno e il giorno che Il Sole sorgerà in Afrika prima che Il Signore mi tolga il respiro. E' giunto il momento di crescere e aprire le nostre menti se vogliamo fare strada qui come una comunità e non come individui di certe etnie del Kenya e di uscire dal guscio della cecità e la miopia psicologica che ci trattiene con guerre, analfabetismo e rivalità etniche. Spero che con l'uccisione di Melly abbiate finalmente capito che il nostro nemico non è più l'uomo bianco(e chiedo scusa per l'uso di questa parola perché ritengo scorretto l'idea di ridurre un intero popolo a un semplice colore su cui basare non solo il suo quoziente intellettuale ma anche l'approccio nei loro confronti) come siamo abituati a credere dolcemente ed ad usare come capro espiatorio per i nostri stessi peccati. Dobbiamo accettare la responsabilità dei nostri peccati se desideriamo di cambiare il nostro destino come un popolo. Probabilmente sono più nero di tutti qui ma devo dire che mi vergogno della mia stessa razza che sembra l'unica a non aver afferrato il suo destino in mano ed e' legata inestricabilmente alla guerra, povertà, malattie e divisione. E' il momento di chiederci come popolo Africano cos'é che non va con noi? Senza dare colpa a nessun altro. Abbiamo tanti problemi sia qui in Italia che in Kenya da affrontare e

L'unità é la nostra forza e la disunità è la nostra debolezza. A tutti Kenioti che credono fermamente nel fallimento di ogni idea che ho suggerito per rafforzarci come una comunità, ho un aforisma che ho escogitato espressamente per questo atteggiamento: E' il rischio di fallimento e il coraggio e la determinazione di superarlo che danno al successo quel profondo senso di soddisfazione.

A tutti gli amici di Were, personalmente credo che l'amore e la sessualità nella loro forma più evoluta possano esserci solo tra due persone che si vogliono bene e decidono di affrontare la vita insieme aiutandosi a vicenda. Non tocca a me a dettare se dovessero essere di natura omo e eterosessuale e sarebbe altrettanto difficile per due galline a condividere un gallo come lo è impossibile per due galli a dividere una gallina. Sicuramente tante persone sono rimaste dispiaciute dopo aver sentito che mio fratello aveva più di una compagna e temo che la stima che nutrivano nei suoi confronti è diminuita. Ha deciso di esprimere la sua sessualità come riteneva giusto e credo tutti nel mondo hanno lo stesso diritto tranne coloro che mettono le mani su i bambini. Purtroppo non esiste una legge universale che guida la sessualità dell'uomo. Da una parte ci sono coloro che praticano la poligamia perché la loro cultura glielo concede o per il semplice piacere di sentirsi geneologicamente dilagato, dall'altro nelle società ritenute più evolute e civilizzate ci sono costoro che tentano con fatica a praticare la monogamia anche se in mezzo si trovano Gli'Onorevole Mele e il Governatore di New York che faceva il Moralizzatore di giorno e gestiva un racket di prostitute di notte. Ed é sempre in queste società che si trovano le case di appuntamenti frequentati da uomini sposati e i viaggi nei paesi in via di sviluppo per dare sfogo all'istinto primordiale purtroppo spesso sui bambini. A questo punto mi sembra inutile menzionare i 650 milioni di dollari pagati nel ambito religioso a Boston per mettere fine ai numerosi casi di pedofilia e l'industria pedo-pornografico intorno al quale giranno miliardi di euro e se tutto fosse perfetto non esisterebbe la parola amante nella lingua Italiana. Non voglio né giustificare né condannare mio fratello ma non vorrei che ci troviamo tra i primi a voler lapidare la donna adultera concentrandosi sulla pagliuzza nei suoi occhi mentre lasciamo una trave nei nostri,meglio dire Gente nelle case di vetro non devono scagliare le pietre . Bob Marley aveva più di una compagna ma non è a questo che pensiamo quando ascoltiamo la sua dolce musica. Muhammad Ali, Che Guevara oppure Mao Tse Tung avevano più di due compagne nelle loro vite ma sicuramente questo aspetto non ha interferito sia con la loro fama che i principi per cui lottavano.

L'umanità deve ancora stabilire diligentemente le regole del gioco per quanto riguarda la sessualità e il modo idoneo per esprimerlo. Nel frattempo sarà difficile per un essere umano dettare all'altro ciò che è corretto o scorretto con tutta questa ipocrisia. Con questo discorso mi sembra di aver chiaramente dimostrato che l'uomo è diviso/ confuso tra l'ideale o un concetto giusto di esprimere la sua sessualità e l'istinto primordiale che sembra di non rispettare né confini né dottrine.

Ci tengo a precisare che quello che è accaduto in Kenya, Rwanda, Liberia,Sudan,Zimbabwe,Ciad, Somalia e Zaire non deve essere considerato o percepito come un fenomeno che appartiene esclusivamente alla razza Africana a causa della nostra arretratezza. In tutto il mondo e in tutta la storia dell'uomo l'etnia, la razza, la religione e l'ideologia hanno giocato un ruolo importante nell'evoluzione politico-sociale ed economica di qualsiasi popolo. A pochi chilometri dall'Italia ci sono il Kosovo e la Serbia che spero tanto non rivivranno le guerre sanguinose degli anni passati causate dalle divisioni etniche. Nel Medio Oriente ci sono gli Sciiti contro i Sunniti, gli Ebrei contro i Palestinesi. In Europa ci sono i Cattolici contro i Protestanti del Nord Irlanda e L'Italia negli anni precedenti ha vissuto periodi turbolenti quando uomini di diverse scuole ideologiche o provenienza geografiche lottavano uno contro l'altro per poter decidere la sorte di questa bella paese. La storia del'Europa stessa fu dipinta con l'inchiostro Rosso cioè il fiume di sangue versata e i pennelli che sputavano il fuoco cioè i fucili. L'Afrika sta attraversando un periodo di transizione che tantissimi giovani come io e Were sperano porterà il cambiamento tanto desiderato. L'unica ostacoli vincolanti sono Le ARATRE DELLA SCHIAVITU MENTALE è l'interessi economiche del mondo occidentale che stanno succhiando tutto il latte cremoso bianco da questa bella Mucca Nera che è L'Afrika.Quello che abbiamo visto in KenyAfrika è lo sfogo di un popolo offeso e tradito dal nefando Kibaki e i suoi soci dopo essersi fidato ciecamente alla democrazia usando l'unica arma pacifico disponibile cioè la scheda elettorale. Il popolo Keniota credeva veramente di poter migliorare le cose in un paese che è proprietà di pocci uomini che la reprimono con un braccio di fero. In ballo c'era la nuova costituzione,la ridistribuzione della terra e della ricchezza, tuttora nelle mani dei burattini del Occidente da quando ci hanno "REGALATO" L'INDIPENDENZA. All'inizio dovevamo essere tutti uguali ma nel Kenya di oggi ci sono alcuni che sono "più uguali degli altri". Ci si è aperta una ferita che richiederà un intero millennio a guarire perchè tanto è la rabbia verso il nefando kibaki per la loro arroganza e prepotenza che ci ha precipitato in questa jungla di caos che e diventato il Kenya di turisti ,spiagge e foreste che conoscevamo prima. Il Kenya doveva essere un Faro Di Speranza questo anno per tutta L'Afrika se non fosse per la nefendezza,egoismo ,ignoranza miopi del signor Kibaki e i suoi soci.

In conclusione ci tengo a ringraziare di nuovo l'Italia per avere accolto, ospitato, istruito e finanziato mio fratello Mugabe Were Melitus. Non poteva fare tutto quello che ha fatto senza l'appoggio dei suoi tantissimi amici qui in Italia.Ringrazio oppure La Chiesa Cattolica senza il quale mio Fratello non avrebbe mai messo piede sul suolo Italiano e in conseguenza non ci sarebbe stata la comunità Keniota qui a Lecce, e senza il quale tutta la mia famiglia e tutti Kenioti qui sarebbero analfabeti o morti se non fosse per le scuole e ospedale gratuite FONDATE DA MISSIONARI CATTOLICI E GESTITE TUTTORA DALLE SUORE E PRETI CATTOLICI. Per questo non ho parole abbastanza pesanti per esprimere la mia gratitudine. Mio GRANDE FRATELLO MELLY O WERE come lo chiamate qui a Lecce vi ha salutati e ringraziati per avergli trasmesso tutto quel calore da quando il suo cuore ha smesso di battere e vi ha chiesto di continuare a RAFFORZARE IL PONTE CHE AVEVA COSTRUITO PER ACCORCIARE LA DISTANZA TRA L'EUROPA E LA SUA BELLA AFRIKA. Da parte mia vi lascio solo con il suo slogan per la campagna elettorale: UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE.

Grazie ASANTE SANA.



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Da: Giovanni D'AGATA <dagatagiovanni@virgilio.it>


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