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- CUMUNICATU STAMPA -
ASSURDO: UNA "LEGGE ORDINARIA" PER AVVICINARE LA SICILIA AL FEDERALISMO!
«Lombardia, Veneto e Sicilia appaiono sempre più tentate dall'adozione del "modello Catalogna", ovvero un federalismo raggiunto non attraverso una riforma costituzionale ma attraverso una semplice legge ordinaria. Una via per raggiungere uno status simile a quello delle regioni a statuto speciale».
Increduli, cerchiamo con successive riletture di smentire quanto i nostri occhi hanno indubitamente veduto. E un mondo di riflessioni, tutte amarissime, ci si apre in mente.
Il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, di cui oggi siamo membri, patteggiò nella "Consulta Nazionale" quello che diventò lo Statuto Speciale d'Autonomia per la Regione Siciliana. Un armistizio fra la Nazione Siciliana e lo Stato Italiano sancito dal Decreto Legislativo che lo promulgò il 15 maggio 1946.
Un armistizio che sarebbe divenuto un vero e proprio trattato costituzionale di pace e libera associazione fra due Stati con l'introduzione nella Costituzione Italiana, avvenuto in sede di Assemblea Costituente il 2 febbraio 1948.
La Sicilia, su quella carta costituzionale, sarebbe stata un vero e proprio "quasi-stato", come più volte lamentato da Luigi Einaudi, che pure invano cercò di bloccare l'approvazione dell'articolo 38 dello stesso Statuto in quanto avrebbe consentito alla Sicilia di «battere moneta».
È triste ed amara storia la prassi politica immediatamente successiva, atta ad imporre ai Siciliani il sistema dei partiti italiani impedendo loro di dare vita ad uno proprio e del tutto autonomo (altro che "partito autonomista", come qualcuno oggi lamenta!) e soprattutto finalizzata a disattivare quello Statuto mediante la sistematica non applicazione (e criminalizzazione, nei decenni successivi, con ripetute e anche recenti proposte di abolizione tout court), aiutata dalle sentenze della Corte Costituzionale che si sostituì, d'imperio, all'Alta Corte.
Le abolite province e prefetture rientrarono dalla finestra, il controllo e guida regionale della polizia mai è stato attuato, il Presidente della Regione non ha mai preso parte al Consiglio dei Ministri per difendere la Sicilia (anzi, l'attuale Presidente prevede di farlo per difendere...il Ponte sullo stretto, simbolo dell'antisicilia), l'Italia non ha mai ripagato i danni della colonizzazione (che, anzi, sono aumentati esponenzialmente), e via discorrendo.
Nella scorsa legislatura dell'Ars si è varata una legge-voto che, invece di migliorare ed attualizzare (al mero fine pratico di attuare lo Statuto stesso) lo Statuto rendendolo linguisticamente ed etnoculturalmente al passo con le recenti tendenze (riconoscendo, in pratica, l'identità storica, culturale e linguistica della Nazione Siciliana) internazionali ed abolendo la vessazione dell'art. 43, ha preferito mortificarlo ulteriormente, negando l'inserimento nel preambolo delle parole "Popolo Siciliano", assimilandolo sempre più a quello delle Regioni italiane ordinarie, cancellandone le più importanti peculiarità, mortificando l'Ars, rendendo più acri le divisioni interne eterogene, di fatto rendendo il "patto" originario carta straccia.
Questo senza che si sia convocato né il Popolo Siciliano stesso, né il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, e nemmeno un qualche insigne costituzionalista estero e "terzo" rispetto le parti in causa.
È notizia di qualche giorno fa, che la "rinnovata" Ars (oggi ancor meno rappresentativa dei Siciliani, essendo stata eletta con uno sbarramento del 5%, cosa che ci ha di fatto scoraggiati a partecipare alle elezioni stesse), per bocca del suo Presidente Miccichè, sarebbe intenzionata a riapprovare quella legge-voto senza modifiche, per rinviarla prontamente al Parlamento Italiano.
Ma adesso si arriva all'assurdo: leggiamo che il centrodestra, soprattutto Forza Italia e Lega Nord, starebbero studiando unitamente ai Presidenti delle succitate tre Regioni (inclusa quella Siciliana) questa fantomatica "legge ordinaria" finalizzata al rendere tali regioni quasi a pari rango con quelle a statuto speciale.
E questo senza che si faccia parola del referendum attraverso il quale lo statuto catalano (assunto ad esempio con scarsa originalità) è stato approvato direttamente dall'elettorato (con ampia astensione), statuto che riconosce l'identità ed individualità della Nazione Catalana...
Noi indipendentisti siciliani ci chiediamo: è la dimostrazione che almeno metà del sistema politico (e la stampa ad esso collegata) è del tutto ignorante non solo riguardo i "fatti di Catalogna", ma soprattutto circa la Sicilia ed i Siciliani, anche semplicemente del suo status giuridico, o piuttosto è il palesarsi della triste realtà che attiene lo Statuto costato tanto sangue siciliano: cioè che è carta scritta senza più alcun valore pratico?
Ci chiediamo infine: dato che l'altra metà del sistema politico italiano, tanto "nazionalitaria" all'estero ma tanto centralista per gli affari interni, continua a non voler sposare la causa delle nazioni senza stato colonizzate dall'Italia, sostenendo in uno con "l'altra parte" (con la quale si succede nello squallido proponendo palliativi contro i mali della Sicilia di cui è l'Italia responsabile) le varie orride iniziative antisiciliane suddescritte, cosa aspettiamo ancora noi Siciliani a risolvere realisticamente i nostri problemi alla radice, al di là degli autonomismi di comodo, dei federalismi d'occasione, della finta contrapposizione dei partiti italiani, ricostruendo in maniera politica e nonviolenta lo Stato Siciliano?
Catania, 22 giugnettu 2006
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Andrea Finocchiaro Aprile, 1944
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