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martedì 19 giugno 2018

Razzismo e xenofobia. La banalità del male. Al supermercato.


LA BANALITÀ DEL MALE

Oggiono (provincia di Lecco), cassa del supermercato. Io sto mettendo via la mia spesa. 

Inevitabilmente, colgo la conversazione tra due cassiere.


"Hai visto i due ne#ri che sono usciti?"

L'altra cassiera grugnisce.
"Uno aveva una lattina in tasca".


"Eh, ma non se ne può più! Questi vengono qui e pretendono di fare come a casa loro".

"Io non ero razzista, ma adesso lo sono diventata. Guarda, dovremmo bruciarli tutti". 

Lo dice con voce squillante, come se cercasse il consenso della dozzina di persone che stanno a portata d'orecchio. 

Segue un mezzo secondo di silenzio assoluto, mentre sistemo nel carrello le costine e le salamelle. 
Un sacco di gente attorno, nessuno dice niente.

Mi si chiude un'arteria e decido di dirlo io, qualcosa: "L'ultima cosa che ha detto è un reato, signora, lo sa?"

Lei mi guarda sbigottita. 
Io le porgo il bancomat e continuo. 
Voce calma, ma continuo: mi si è chiusa l'arteria, no? 
Mica posso fermarmi.

"Si chiama istigazione all'odio razziale. Legge Mancino. Quando finisce di lavorare vada a cercarsi su Google quali pene sono previste, così sa che cosa rischia ad esprimersi in quel modo".

Lei, evidentemente priva di fantasia, ripetendosi: "ma quelli vengono qua e pretendono di fare i padroni!"

- "Se li ha visti rubare chiami le forza dell'ordine, allora. Può dire che se quei due sono dei ladri devono essere puniti, non che tutti quelli di quel colore debbano essere bruciati. Lei ha la libertà di dire quello che vuole, signora, ma deve essere consapevole delle implicazioni e delle conseguenze di quello che dice".

Silenzio assoluto. Gente che si guarda i piedi. Nessuno dice niente.

La banalità del male comincia a prendere piede quando persino una cassiera cinquantenne di un supermercato di Oggiono, grassoccia e dal sorriso stereotipato, comincia ad esprimersi come Himmler.

Non lasciamoglielo fare senza farli sentire delle merde.

Meritano, che qualcuno li faccia sentire delle merde.




Giobbe Covatta qualche giorno fa in tv ha detto una frase che riporto a braccio: "quando qualcuno ci chiederà (come chiesero ai tedeschi sui campi di concentramento): ma voi dove eravate mentre queste persone affogavano? Noi che risponderemo?"

Anche io credo che sia importante ribadire a gran forza il valore della solidarietà umana.

Per questo sto raccogliendo le testimonianze di chi, sui Social e nella vita reale, non resta zitto.

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