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sabato 5 gennaio 2008

RIAPRE LA DISCARICA A PIANURA. FINISCE IL SOGNO EUROPEO DI NAPOLI


 

RIAPRE LA DISCARICA A PIANURA

FINISCE IL SOGNO EUROPEO DI NAPOLI. PERCHE' ALLE RESPONSABILITA' DI BASSOLINO SI SOMMANO QUELLE DELLA GIUNTA IERVOLINO.

 

 

di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco

 

Sono molteplici le reazioni che proviamo in questi giorni difficili per Napoli e per la  Campania.

Ma il pensiero che continuamente ci sovviene è: "Non ce lo meritavamo tutto questo!"

Per tutti quei cittadini onesti e laboriosi della nostra Regione che hanno creduto nel progetto di Antonio Bassolino, questi giorni rappresentano una sconfitta immeritata, una umiliazione grande, una speranza tradita.

Dopo decenni di vergogna, pensavamo che le nostre lotte, i sacrifici di intere generazioni di napoletani, avessero raggiunto un risultato, finalmente Napoli e la Campania riprendevano in Europa il posto che spettava ad una grande capitale del Mezzogiorno.

Le speranze accese dai tempi del G7, non si erano mai spente, da allora, si aspettava la svolta definitiva, con pazienza e determinazione.

Si aspettava la fine dei lavori infiniti della Metropolitana, la fine della risistemazione urbanistica della città, le occasioni di lavoro che tardavano, i grandi eventi e gli investimenti di capitali privati,  che dovevano rendere i nostri territori belli e vivibili. Il paragone con Barcellona, Valencia, Marsiglia e Genova era obbligatorio, mentre l'ambizione nutriva sogni di una rinascita morale, culturale e sociale della città, possibile esempio trainante di un riscatto secolare di un Mezzogiorno in eterno affanno.

Tutto questo è stato disatteso; alle parole non sono seguiti i fatti. Che il sogno non si sarebbe avverato mai, noi napoletani lo avevamo capito da tempo, continuavamo a credere di meritarci perlomeno una città normale, senza grandezza, ma con una efficienza amministrativa che ci potesse garantire servizi ed organizzazione cittadina nella media italiana.

Nemmeno questo obiettivo è stato possibile, così, lentamente siamo caduti sempre più in basso, fino ad oggi, fino alla riapertura della discarica dei Pisani, la frontiera ultima dove si sono infrante le speranze di una città e di una Regione di persone perbene e lavoratrici che avevano letto Saviane e pensavano che quella denuncia potesse portare a dei risultati.

Per arrivare ai giorni nostri, al degrado che viviamo, bisogna che si sommino una serie di atti e di scelte tanto sbagliate da non poter essere corrette da una attività straordinaria.

Per spiegare questa affermazione, ci viene utile raccontare brevemente la storia di Pianura e della discarica che in quel territorio era ubicato.

La discarica dei Pisani a Pianura è stata per quasi 50 anni il sito di smaltimento della spazzatura della città di Napoli. Aperta ai tempi del Comandante Achille Lauro, come soluzione alla emergenza di un territorio, che dopo gli sconvolgimenti della guerra era utilizzato da speculatori ed affaristi per ricostruire una accumulazione economica e finanziaria che era stata dilapidata negli anni di guerra e della occupazione americana.

Attorno a quella discarica, si consentì la crescita di un intero quartiere abusivo dove nessuna regola è stata mai osservata e dove gli interessi dei privati si sono confusi con quelli della camorra.

La discarica di Pianura è stata sempre presente nella storia della città, ha seguito tutti i passaggi della trasformazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani e tutte le amministrazioni si impegnavano a trovare soluzioni che rendessero compatibile quella discarica con la realtà del territorio circostante e con le esigenze della città.

Pianura dagli anni del colera ad oggi ha rappresentato una piaga purulenta nel corpo della città metropolitana che non consentiva l'organizzazione dello sviluppo della area nord occidentale di Napoli.

Quella enorme e maleodorante discarica a cielo aperto non consentiva il raccordo tra la zona litoranea di Pozzuoli e Quarto con il territorio di Fuorigrotta, Soccavo ed Agnano, che era il naturale retroterra dei Campi Flegrei.

Dal terremoto del 1980 in poi, la chiusura della discarica rappresentava un punto qualificato dei programmi politici delle Giunte e dei sindaci che si sono succeduti nel corso del tempo.

Per risanare l'area fu deciso di conferire alcune funzioni importanti al territorio e per questo fu costruita la Facoltà Universitaria di Economia insieme ad altre funzioni importanti.

La discarica di Pianura doveva essere chiusa dall'inizio degli anni 90, perché satura e pericolosa per la salute dei cittadini.

Nella zona Orientale dovevano essere chiusi gli impianti inquinanti delle aziende petrolifere, nella zona Nord Occidentale bisognava chiudere la discarica.

L'inizio della ascesa di Bassolino a Napoli fu la sua nomina a commissario della federazione napoletana del PdS, perché era in atto una inchiesta della magistratura che coinvolgeva deputati e dirigenti di quel Partito nella gestione della discarica di Pianura.

Bassolino sindaco pretese ed ottenne la chiusura della discarica di Pianura come Sindaco di Napoli, ottenne finanziamenti dal Ministero dell'Ambiente per risanare il sito ed ottenne finanziamenti dall'Unione Europea per 55 milioni di euro per il Programma Urban Pianura che prevedeva il risanamento urbanistico della intera area con la costruzione di un campo di golf a 18 buche.

Questi  soldi non sono stati utilizzati e sono ritornati alla Europa, il risanamento non è stato fatto e la discarica non è mai stata reinserita nel territorio urbano.

Se la Giunta Iervolino avesse portato avanti il progetto Pianura, oggi non staremmo a registrare la rivolta della periferia, perché quella discarica non esisteva più.

Da una parte la gestione incredibile dei rifiuti nella Regione, da una altra parte l'insipienza della Giunta Iervolino che ha affossato il Piano Regolatore, ha perso finanziamenti europei, ha impedito il dispiegarsi delle risorse della città che sono veramente molte e notevoli.

E' venuto il momento che Sassolino, responsabile politico di tutta questa situazione, si assuma le sue responsabilità e presenti le sue dimissioni. Anche perché, questa dei rifiuti è solo la più visibile dei fallimenti ma vi sono altre  di altrettanta gravità: a)  Finanziamenti Europei: La perdita del 30% sul P.O.R. 2000/2006; b) Sanità : Dove ad un basso livello di assistenza si somma un alto tasso di debiti; c) Lo Sviluppo: E'  fermo-  perché  il  Pil campano- malgrado la spesa  di notevoli risorse finanziarie, la crescita è solo dell'0,3%.

Questo gesto potrebbe essere il dato politico che rimette in moto la situazione a Napoli ed in Campania.

Per risolvere le emergenze occorrono interventi autorevoli e definitivi, ma per riavviare lo sviluppo e la ripresa dal degrado esiste una sola strada, la ripresa della democrazia partecipata.

Dietro la situazione del degrado di Napoli e della Regione, rappresentato da cumuli di spazzatura c'è il regime politico che Bassolino ha costruito in questi anni, in cui il deficit di democrazia era evidente, scelte non confrontate nelle assemblee democratiche, non vissute con i cittadini e scelta di collaboratori incapaci ed inefficienti sono stati la miscela con la quale si è alimentato il degrado.

Liberare le risorse democratiche della Regione, cambiare la classe dirigente è un obbligo morale e politico dal quale nessuno si può più esimere.

Solo così potremmo, per l'ennesima volta superare una emergenza e riprendere a costruire uno sviluppo che, ogni volta, diventa sempre più difficile da raggiungere.

 

 

Napoli, 05/01/08

             



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inviato da raffaele pirozzi <raffaele.pirozzi@email.it>

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