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martedì 22 gennaio 2008

Pensare I genocidi dopo Auschwitz

 I SEMINARI D'AUTUNNO

 

-VI edizione-

 

Con il Patrocinio dell' Assessorato al Mediterraneo e alla Pace della Regione Puglia

Province di Bari, Taranto, Brindisi e Comune di Alberobello

 

PRESENTANO:

 

  La Casa Rossa,

un campo di concentramento razziale nazifascista

 

- venerdì 25

ore 10.00 Casa Rossa

incontro con gli studenti e insegnanti Associazione "Mediterraneo Europa"

Saluto del sindaco Bruno De Luca di Alberobello,

interventi di Francesco Terzulli e Jabbar Yassin Hussin

 

- sabato 26

ore 18,00 Alberobello, Aula Consiliare

Saluto di Bruno De Luca (Sindaco) e Alberto Lippolis (Ass. alla Cultura)

Introducono: Giuseppe Goffredo, Francesco Terzulli,

Jabbar Yassin Husin (Iraq)

Pensare i  genocidi dopo Auschwitz

 

Traduttrice e interprete – Annie Urselli

 

 "Pensare i genocidi dopo Auschwitz" è oggi un atto dovuto, necessario, urgente.

Sarà l'argomento cardine con cui si chiuderanno i Seminari d'Autunno organizzati dal Laboratorio Progetto Poiesis in collaborazione col Comune di Alberobello e con il patrocinio della Regione e delle Province di Taranto, Brindisi e Bari.

Il  25 e il 26 gennaio, una serie d'incontri che quasi provocatoriamente vedranno protagonista un luogo storicamente doloroso per questa comunità, la ormai nota Casa Rossa. L'incontro forse più atteso e certamente evocativo è quello previsto per la mattina del 25 alle 10 per spiegare agli studenti la Casa Rossa. E non ci sarà una guida qualunque a condurre i ragazzi attraverso i percorsi della memoria, ma lo storico Francesco Terzulli, che da anni si occupa della ricerca sui luoghi d'internamento, collaborando con il Centro di Documentazione ebraica contemporanea, il Centro per i Luoghi della Memoria e l'Istituto Pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea.

La Casa Rossa fu luogo d'internamento e di costrizione dal 1940 al 1949. Dunque quasi 10 anni di sofferenza, negazione, abbrutimento di un'umanità in nome di una delirante ideologia razziale.

"Lo facciamo, perché si capisca come anche qui in Puglia e non solo ad Auschwitz c'è stato un "campo di concentramento" voluto dai nazi-fascisti. Vorrei si capisse come questo territorio, la Puglia, sia stato investito dalla storia. Troppe volte in molti hanno pensato di essere assolti. Troppe si è scansata l'idea che sì "si è fatto parte" di quell'ideologia di morte". Dichiara Giuseppe Goffredo, direttore del Laboratorio Progetto Poiesis, che continua: " Intanto quel luogo della memoria va in rovina. Nessuno è contrario all'economia della valorizzazione del Paesaggio. Ma il paesaggio è storia,  mappa materiale e immateriale della storia. Ed è quella che le istituzioni, gli assessori, i filosofi, etc. devono tutelare".

Ed è presto spiegata la presenza dell'iracheno Jabbar Yassin Hussin proprio in un momento in cui in Italia girano strane teorie, continua Goffredo: "si parla di islamofobie, che puntano l'indice contro gli arabi, semiti, guarda caso anche loro, con l'aggravante di essere musulmani. L'islamofobia potrebbe essere quasi una traslazione di quel razzismo orribile chiamato "antisemitismo". Le guerre sono come l'ideologia le prepara. La Seconda guerra mondiale non avrebbe avuto i forni crematori se l'ideologia non avesse propagandato l'antisemitismo. E allora, ripeto ancora una volta: spero che la "Casa Rossa" esca dalla rovina e dall'abbandono, per diventare Museo della Shoah nel Mezzogiorno, ma anche Centro di disarmo culturale e di interscambio fra le rive del Mediterraneo".

 

 STORIA DELLA CASA ROSSA

 La Casa Rossa di Alberobello, immobile prima adibito a Scuola Tecnica Agraria, con le leggi razziali del 1938 e l'entrata in guerra dell'Italia fascista ('40) diventa "campo di concentramento".Gli internati Ebrei erano in gran parte professionisti: medici, ingegneri, architetti, artisti (il pittore Cernan dipinse episodi della vita di San Francesco nella Cappella della masseria, che attualmente è in grave deperimento), ma anche commercianti e imprenditori. Gli ebrei stranieri presenti erano perlopiù tedeschi in fuga dal Reich e profughi dell'Europa orientale, in Italia per definire le pratiche di emigrazione per la Palestina o per l'America. Nel campo furono internati anche un centinaio di cittadini slavi. Nella maggior parte dei casi l'accusa era di essere antifascista, sospetto favoreggiatore di ribelli. Oltre agli accusati di antifascismo, c'erano due internati condannati per reati comuni, quattro anarchici schedati ex confinati, tre condannati per istigazione di militari italiani alla diserzione, disfattismo e ricettazione, tre per appartenenza ad associazioni irredentistiche, due ultranazionalisti croati.

 

Direttore - Giuseppe Goffredo 

Coordinamento presidio scuole "Mediterraneo Europa"  -  Antonio Scialpi

Redazione, Ufficio stampa – Barbara Cupertino

 

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