IL LAVORO DIMENTICATO.
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Nel corso dell'anno appena concluso i morti sul lavoro sono stati oltre 1300; più di 4 al giorno. E' passato appena un mese dalla tremenda tragedia di Torino dove sono morti 7 operai nella fabbrica siderurgica Thyssen Krupp.
Un dolore immenso attraversa il mondo del lavoro, costretto a pagare un tributo di sangue altissimo per lo sviluppo e la crescita di un paese che li considera poco, e spesso si dimentica di loro.
"La Repubblica" li ha chiamati "Gli operai invisibili, perché tutti si sono dimenticati dei problemi di questa determinante categoria sociale.
Ma come mai la società che conta si è dimenticata degli operai?
I giornali se ne sono dimenticati perché il lavoro quotidiano, onesto e produttivo non fa notizia. I giornalisti corrono dietro gli eventi, non sono in grado di leggere la società, per cui si danno notizie, non informazioni.
Gli operai diventano visibili solo quando muiono uccisi da una lava di fuoco dove in 7 restano orrendamente sfigurati.
Solo l'appello accorato del Presidente della Repubblica Napolitano ha acceso i riflettori sul massacro che ogni anno si compie nel nostro paese, senza un rimorso, senza un senso di colpa collettivo. Morire sul lavoro è una sfortuna, un problema della famiglia in cui succede, non è vissuto come un problema sociale, come un evento che deve interessare tutti.
Ora a Torino si discute di cassa integrazione e di chiusura dello stabilimento, alla fine sette famiglie non vedranno tornare a casa i padri, i figli o i fratelli, qualche risarcimento verrà pagato, qualche soluzione occupazionale sarà trovata; qualche processo sarà promosso per concludersi tra molti anni, quando tutti si saranno dimenticati della tragedia.
Nel frattempo si ricomincerà, senza rimorsi, ad accumulare ricchezze sul lavoro degli operai.
Finalmente Epifani- Segretario generale della CGIL - ha avuto un sussulto di onestà ammettendo che anche il Sindacato ha delle responsabilità verso i lavoratori per gli infortuni sui luoghi di lavoro. Alla Tyssen Krupp di Torino siamo certi che i rappresentanti della sicurezza e la R.S.U. hanno svolto bene il loro compito?
Da molto tempo non registriamo uno sciopero generale dei lavoratori su una piattaforma unitaria contro gli incidenti in fabbrica. Da molto tempo non sentiamo il sindacato esprimersi sulla efficacia della legge 626 del 1994, che recependo otto direttive europee doveva servire per abbattere i rischi di infortunio e di malattie professionali sul lavoro.
Quella legge prevedeva i delegati alla sicurezza e corsi di formazione per il personale, insieme alla individuazione di un solo responsabile aziendale per la sicurezza.
Che fine ha fatto quella legge, perché ancora oggi in Italia muoiono tanti operai?
Insieme alla vertenza per il salario e per la diminuzione delle tasse sugli stipendi e le pensioni, occorre una vertenza nazionale per la sicurezza, una straordinaria mobilitazione per ricercare nuovi sistemi, nuovi procedimenti e nuove tecnologie che garantiscano più sicurezza, meno morti sul lavoro e per il lavoro.
Ogni anno, oltre alle vittime, sono oltre centomila i feriti gravi e gli invalidi che si registrano sul lavoro, questa enorme massa di persone colpite, rappresentano un problema, ma anche una grave perdita economica per il paese.
Milioni di ore di lavoro vengono perdute in questo modo, mentre una somma enorme, pari ad oltre un miliardo di euro, viene spesa per cure mediche e per assistenza ai colpiti.
Una diseconomia insostenibile, che dimostra la scarsa considerazione che il nostro paese ha nei confronti del lavoro produttivo.
Per molti imprenditori è più semplice andare a produrre in altri paesi, non solo per pagare salari bassissimi, ma anche per evitare problemi in merito all'inquinamento ed agli incidenti sul lavoro.
L'azienda di Torino stava per chiudere, per essere trasportata altrove, ecco perché non si è più provveduto a mettere in sicurezza gli impianti.
Fino a quando gli imprenditori continueranno ad avere questa mentalità, sarà difficile cambiare il mondo, salvarlo dal disastro ecologico, dalla distruzione del territorio, dallo sfruttamento dei poveri.
Gli operai sono una realtà importante nella società moderna e con il loro lavoro continuano a costruire la crescita economica del mondo, devono tornare ad essere protagonisti nella coscienza collettiva della politica, della cultura e della informazione.
Nella speranza che i morti di Torino della Tyssen Krupp servano a costruire una nuova coscienza sociale del lavoro e della sicurezza, ci auguriamo che in un sussulto di intelligenza gli imprenditori sottoscrivano i nuovi contratti di lavoro, il Governo faccia tutto il possibile per diminuire le tasse, l'informazione giornalistica racconti di più degli operai, che in questo modo saranno più visibili e più considerati.
Napoli, 14/01/08
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raffaele pirozzi <raffaele.pirozzi@email.it>
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