Stasera in onda su Rai 1 nuovo viaggio notturno di Alberto Angela: “Niente Venezia da cartolina raccontiamo i suoi silenzi”.
Ospiti Uto Ughi, Giannini, Parmitano “per coglierne tutta l’unicità”.
Uto Ughi racconta Vivaldi dalla platea del teatro La Fenice, Giancarlo Giannini vestito come Carlo Goldoni attraversa la città e la commenta, l’astronauta Luca Parmitano la osserva dall’alto, svelandola nella sua unicità e fragilità. Stanotte a Venezia - quasi una citazione di Una notte a Venezia, fiabesca ed erotica operetta di Johann Strauss - è dopo le puntate dedicate al Museo Egizio di Torino, a Firenze, al Vaticano, la nuova tappa del viaggio televisivo di Alberto Angela, in onda stasera su Rai 1 alle 21.20. L’autore l’ha presentata nella più splendida tra tutte le sedi RAI: a Palazzo Labia, nel salone affrescato da Giambattista Tiepolo.
Quale periodo storico copre la vostra ricostruzione?
“Dalla fondazione della città, mostrando dei reperti archeologici conservati a Torcello, fino al Settecento di Casanova e Goldoni”.
Che muoiono tutti e due non a Venezia, di cui è ormai iniziata la decadenza: nel Settecento finisce la millenaria storia della Serenissima Repubblica.
La contemporaneità e i suoi problemi – l’eccesso del flusso turistico, l’inquinamento della Laguna, il rischio rappresentato dalle Grandi Navi – come vengono affrontati?
“Non spetta a me affrontarli, non è il mio mestiere. Abbiamo scelto la notte perché di notte si può rintracciare il vero e misterioso significato di Venezia e ancora di più appare la sua unicità, il suo essere un bene da tutelare, un lascito senza eguali da consegnare a chi verrà dopo di noi”.
Che cosa distingue il vostro programma da una cartolina illustrata, o da un trailer promozionale di cui la città non sembra avere bisogno?
“Il linguaggio del silenzio. Gli scorci segreti. La calma notturna che passeggiando – preziosa caratteristica veneziana – ti permette di ritrovare te stesso”.
“Parsifal a Venezia” è il titolo di un romanzo, lui lo chiamava “un diario dell’anima”, del direttore d’orchestra veneziano Giuseppe Sinopoli. Anche in questo caso, un racconto tutto notturno, dominato dal piacere di perdersi nel labirinto senza uscita delle calli, dei campielli, delle fondamenta, dove Oriente e Occidente si incontrano di continuo. Dopo questa esperienza quale la sua impressione della città?
“Venezia è stata una sfida. Creare una città tra il mare e la laguna, piccola e indifesa, e farla diventare uno Stato, potente e temuto. Quali leggi la governavano, quale strategia aveva la sua classe dirigente? Il coraggio dei mercanti e degli esploratori, la nobiltà degli uomini e delle donne che l’hanno creata a fatta prosperare, la sua arte e la sua economia. Sono queste le traiettorie del nostro racconto, proposte anche con immagini spettacolari, realizzate dal personale RAI”.
Perché la scelta di far apparire Marco Polo, vecchio, al momento di fare testamento?
“E’ stato un uomo di un’audacia incredibile, spesso incompreso, anche se aveva vinto la sfida impossibile del viaggio di andata e ritorno in Cina. E’ un episodio commovente del nostro programma: lui, ormai morente, vuole lasciare degna memoria di sé”.
Venezia, città decadente o città splendente? Passato o futuro?
“Tutelare il passato per costruire il futuro. La grandezza di Venezia, credo, è stata resa possibile perché ha sempre giocato come una squadra, a vantaggio della comunità e non dei singoli”.
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